Delle vittorie azzurre di oggi, prima giornata del main draw del City of Florence, quella di Luca Nardi è stata la più entusiasmante, e forse anche la più inaspettata. Nardi veniva da una due giorni di quali con tre match vinti, è vero tutti in due set, ma il terzo match è finito ieri pomeriggio tardi e poteva lasciare qualche segno e qualche tossina. Invece no, Nardi ha giocato e sta giocando in crescendo, non sente la fatica, è sempre più brillante, fantasioso e creativo. È una realtà concreta, non mi piace parlare di promessa, e ciò nonostante il suo match, sia pure il quarto della serie su di un campo, è stato programmato sul campo 2, ai limiti dell’omologabilità, e senza un minimo di spazio per il pubblico. Chi si è assicurato uno dei pochi posti sull’umido e duro muro di pietra ha assistito a un piccolo spettacolo. Dicevo sopra inaspettato perché Nardi aveva davanti il tedesco Schlageter, n. 160 circa del ranking, e quindi partiva per l’ennesima volta sfavorito. Ha vinto per 6-1 7-5 confermando di essere un giocatore completo, anzi supercompleto, con la sola piccola défaillance di un rovescio non dirò debole, ma discontinuo, cioè ogni tanto gratuitamente falloso, corto o messo in rete. Andamento del match: primi 30/40 minuti, sarò ripetitivo, di assoluto controllo da parte di Nardi, che comanda con il diritto e costringe l’avversario al tergicristallo. Schlageter è di taglia minuta, tendineo più che muscolato, ma ha una prima molto veloce che se entra fa male; mobile, occasionalmente chiude. Sennonché il diritto anticipato di Nardi, soprattutto quando tirato da fermo e da dentro il campo, non lascia scampo ed è micidiale. Nardi non fa aces, ma ha un servizio ultrasicuro, e anche la seconda è molto efficace e non perde velocità. Quando angola il servizio sta poi pronto ad accorrere a rete a raccogliere il punto con la volée. Nel secondo set una pausa, anzi un lungo vuoto da parte di Nardi. Come accade spesso, l’uno scende e l’altro sale. Schlageter dà il tutto per tutto, Nardi si ritrova improvvisamente un po’ fiacco, e siamo 5-2 il per tedesco e pare tutto pericolosamente rimandato al terzo. Ma no: Nardi gioca i suoi 20’ per ora più belli del suo torneo, e agguanta il tedesco e lo supera, alla fine chiudendo a 7-5: come ieri con il croato. Nardi piace perché in campo non fa una piega, sembra olimpico, imperturbabile. Non impreca, non bofonchia, non scaglia la racchetta, ha il sangue freddo dei giocatori navigati. Ha secondo me una gran testa, e anche nei momenti difficili fa sempre la cosa giusta. È bene dire tutte queste cose sussurrando, anzi tenendole nascoste a Nardi: ma il suo gioco di volo e le sue varianti (spettacolari due lob liftati a ripetizione, contropiedi, stretti, smorzate e volée, discese a rete in slice di rovescio, serve and volley) le ha al momento fra gli junior solo Musetti. Non a caso: domani sarà derby, purtroppo, e vinca il migliore: Musetti che ha domato agevolmente il più giovane dei von Schulenburg fugando ogni incubo.
Due match commento più analiticamente dei ben 32 odierni. Il primo è Paradisi-Panackova. Mi sfugge e cioè ignoro come una giocatrice che ha ranking oltre il mille sia in tabellone senza una sigla che lo giustifichi accanto al nome. Dico la Panackova, che è poi anche un nomen omen come dicevo ieri. È davvero una “fornaia o panaia ceca” nel senso che è bassotta, grossa, paffuta e rotonda come una fornaia e pare come infornare e sfornare il pane con molta lena quando gioca. Colpi naturali e carichi i suoi, tennis di forza. Anna Paradisi è invece alta e magra, più alta della media per la sua età, 13 anni e millesimo 2005 (la vedete in foto). A mia memoria, frequentando questo torneo da vari anni, non ricordo altre giocatrici tredicenni in gara nel main draw girls. Paradisi non ha rivali in Italia, o pochissime, nella sua fascia di età, e ha già oggi un livello di gioco non inferiore a molte sedicenni. Non ha sfigurato oggi, affatto. Anche questo match è stato molto avvincente, e il pubblico locale ha tifato alla morte e si è divertito. Anna ha perso in tre set, 6-2 3-6 6-1, ma l’anagrafe è dalla sua parte. A mio avviso deve mettere a fuoco soprattutto il rovescio e il servizio; il diritto, benché ancora strappato come non può non essere, è a posto. Il servizio è per ora solo slice non riuscendole di picchiarlo piatto. Il rovescio lo dovrebbe caricare un po’ di più e anche alzarne la traiettoria per riprendere fiato negli scambi lunghi e tornare al centro. E sulle palle alte ora come ora dovrebbe cercare quando possibile di spostarsi sul diritto. Ma la stoffa c’è: la ragazza è motivatissima, molto seria, controllata, non perde mai la tramontana, giudiziosa, fa anche lei la cosa giusta. Che è quello che non ha fatto la ceca all’inizio del secondo set, quando ha avuto un venti minuti di totale black out. Poi si è rimessa in carreggiata.
Dicevo ieri che Lisa Pigato aveva oggi un compito proibitivo contro la Tauson. E che urgeva imbrigliare il gioco più potente di una giocatrice già adulta nonostante i 16 anni. Sembra che la Pigato mi abbia ascoltato e l’inizio match è stato un capolavoro della nostra, che con le sue tipiche rotture e varianti di ritmo ha disorientato la Tauson che si è ritrovata in men che non si dica sotto per 3-1 e 4-2. La Pigato l’aveva proprio mandata in bestia e la bionda danese si rivolgeva esasperata e sclerante al suo angolo senza trovare contromisure. Il match è girato quando Lisa ha fallito, diciamo pure sciupato una palla del 5-2: avesse vinto il set andava per lo meno al terzo e chissà. Con un parziale colossale di vari giochi a zero di lì in avanti la Tauson è salita in cattedra con punti anche pregevoli. La Pigato era ormai impotente. Ma rimane il ricordo di un’ottima prima mezzora, pur con un gioco fatto più di difesa strenua che di attacco. Temo che il gioco della Pigato in futuro sia già questo. Di tutte le cose che urge mettere a fuoco la prima è il servizio: ne occorre uno più carico e al quale si possano chiedere più punti diretti o indiretti.
Nel femminile credo si vada verso una semifinale Peoni-Tauson nella metà alta. Nella metà bassa non dovrebbe avere alcuna difficoltà ad arrivare in finale la Molinaro, che per quanto ho visto non ha avversarie credibili sul suo cammino eccettuata forse la Frayman. Molinaro che a me non entusiasma, debbo dire. Molte nostre sono già fuori, superstiti Sacco e Traversi, ma alcuni match sono in corso. Nel maschile avanzano, oltre a Nardi e Musetti, Cobolli, Speziali e Arnaboldi. Fuori Arnaldi (molto simile come fisico e gioco a Bellucci, cioè troppo esile per un cannoniere come Zima), Bosio, Vianello, Andaloro e Furlanetto. Non sono pochi questi caduti. Attendevo Dambrosi, che però mi è sembrato in giornata nera: svogliato, approssimativo, lamentoso, per paradosso sin troppo alto, come certi giocatori di basket che si pestano i propri piedi.
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E’ successa un andamento similare anche l’anno scorso a Nardi a Salsomaggiore nel 2017, in cui il suo avversario era avanti 4-1, poi 4-4 e 6-4 Nardi. Sul 4-1 secondo set per nardi pareva finita; si è però fatto riprendere sul 4-4 per poi vincere 6-4. Per ora Nardi pare andare ad alti e bassi, ma ha sempre la freddezza di riuscire a mettere pezze dopo i bassi. Ho dovuto “ripassare” un mio vecchio articolo su di lui ovviamente, ma mi ricordavo di aver avuto praticamente le stesse impressioni di Franco su: diritto, freddezza, gioco di volo e lobs: i due articoli a un anno di distanza paiono abbastanza allineati (https://www.tennisunderworld.it/2017/05/04/promising-italian-juniors-at-salsomaggiore-part-2/). Non avevo notato all’epoca particolari problemi sul rovescio.
La prima frase del mio commento precedente mette i brividi: ora capisco perché scrivo gli articoli in inglese