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Profumo di Nardi

by Franco Marucci

Dice Wikipedia: “Il nardo è un olio profumato di altissimo valore. Un semplice vasetto di questo olio profumato, infatti, costava più di trecento denari, quasi quanto lo stipendio annuale di un salariato”. Uscendo da questi associazionismi pasquali, o forse entrandovi, Luca Nardi ha lasciato oggi al City of Florence una buona scia di profumo, facendoci sperare che non sia solo un profumo senza il “pro” e cioè solo “fumo”. Sul campo 8 verso le 14 il nostro giovanissimo giocatore, classe 2003, ha sconfitto il danese Grundtvig, classe 2001 e n. 273 del ranking (ricordate i televisori e i giradischi robustissimi di un tempo?) in un match seguitissimo, a un certo punto anche incerto, che era forse il caso di programmare sul centrale. Per chi non ha ancora visto all’opera Nardi dirò per prima cosa che Nardi ha il fisico giusto per il tennis, e ha buoni tutti o quasi tutti i fondamentali. In particolare il suo gioco ruota molto sul servizio molto carico e profondo con cui può aprirsi subito il campo e attendere una risposta debole, e sul diritto anticipato e frustato in avanzamento. Attaccato si difende bene senza arretrare. È un giocatore già solido e formato a 15 anni scarsi. E comunque tutto questo sarebbe del tutto normale. Due o tre cose in più Nardi ha in dotazione: un back di rovescio radentissimo che è difficile alzare e rimettere in campo offensivamente soprattutto quando è un po’ corto sul rovescio o diritto avversario, e un apprezzabile gioco a rete. Quasi nessuno oggi fra i giovani a rete ci viene più deliberatamente: a Nardi si sono viste fare oggi alcune discese a rete con il back o slice di rovescio d’antan, tipo quello di Panatta: discesa sul rovescio avversario e chiusura di volée. Non solo: a sorpresa il nostro fa anche occasionalmente del serve and volley. Giocatore completo, allora? Abbiamo trovato la quadratura del cerchio? Il tallone o i talloni di Achille di Nardi sono il rovescio, che non si può sempre giocare in back ma va attaccato e spinto, e la mobilità. Ma sentite intanto come è andata la partita. Primi 30/40 minuti da manuale: nello scambio Nardi quattro volte su cinque lascia fermo l’avversario che pare non avere armi e incassa, e 6-2 che poteva anche essere 6-1. Il match sembra segnato, Nardi gioca d’autorità, staffila a destra e a manca, e ha totale controllo della partita. Con solo un po’ di fatica sale a 3-1 nel secondo. Ma qui il match gira perché Nardi si muove peggio, accorcia, sbaglia a volte l’elementare, ha un po’ di braccino e maschera anche un po’ di strizza e di assenza di soluzioni. Il diritto non fa più male, il danese non molla lo scambio, e il rovescio di Nardi comincia a cadere sulla linea del servizio. Nardi per la prima volta subisce. Senza strafare Grundtvig si porta a 3 pari, incassa due giochi consecutivi di Nardi, ma lo rimonta fino a 5 pari e addirittura passa in vantaggio sul 6-5. Proprio qui Nardi ritrova i suoi vincenti, pareggia i conti e si aggiudica il match al tiebreak, facilmente. Conclusioni? Nardi è la semplicità e la linearità incarnate. Non lavora eccessivamente il colpo, non esaspera le rotazioni, gioca quasi piatto, e si potrebbe dirlo un giocatore vecchio stampo. Molto quadrato, controllato, saggio, essenziale. Schemi classici. Come dico deve migliorare il rovescio e la mobilità. Domani primo ostacolo verso il main draw, il croato Devald che in certo qual modo è un giocatore uguale come tipo a Nardi, cioè tutt’altro che facile.

Com’era inevitabile non si potevano seguire oggi 32 incontri programmati su sei campi, e mi sono scelto un percorso. Ho seguito integralmente di prima mattina Girelli-Zund, quest’ultima una giocatrice del Liechtenstein. Ero incuriosito da Girelli che spesso si sente nominare tra le più da seguire del 2002. Sintomatico intanto che si affrontassero due mancine, con conseguente, almeno piccola difficoltà di adattamento data la prevalenza dei destri. Credevo tutto sommato che Girelli fosse tutta un’altra giocatrice. Gran rimettitrice, Girelli alza molto le traiettorie e offre palle un po’ avvelenate che possono in caso costituire una specie di tela di ragno per certe avversarie. Anche il servizio lo gioca felpato e molto girato, privo di peso. In realtà la Zund ha preso subito le contromisure e la partita non ha mai avuto storia. Questa Zund – ma certo conta sempre l’avversario con cui vinci – potrebbe fare strada almeno nelle quali: molto tendinea più che muscolata, impatta con aperture perfino esagerate, oggi forse consentite dalle palle molli e alte della Girelli. Zund che non si fa pregare e spara di diritto e di rovescio negli angoli costringendo al tergicristallo. Purtroppo la Girelli, almeno in questo match, non ha giocato nemmeno l’ombra di un vincente, e non ha mai cambiato strategia.

Direi che l’incontro più emozionante l’ha giocato Mattia Bellucci sempre sull’8 contro il croato Devald che domani affronta Nardi. Chissà quante volte si è detto che Bellucci ha un nomen omen, e per di più è anche mancino: dico, come sospetterete, che può venire in mente Thomaz Bellucci brasiliano. Paragone non fuori luogo. Il nostro Bellucci ha perso, ma nel primo set, vinto, ha fatto vedere sprazzi bellissimi di tennis. Pensate che sono arrivato al campo, sempre l’8, proprio mentre Bellucci serviva due ace violenti sulla riga e metteva a segno un terzo punto quanto mai acrobatico con un rovescio strettissimo. Mi sono poi ricordato di quei giocatori che spesso vedi fare al tuo arrivo a un torneo cose strepitose e sui quali piano piano ti ricredi rimanendo a vedere il match. Bellucci, che sembra un tredicenne essendo ancora glabro e senza muscolatura, non è poi però tanto giovane, essendo del 2001. Ha però in repertorio cose mai viste dai colleghi: stretti di rovescio impossibili, smorzate mascherate, stupendi lob liftati e altre acrobazie. E che fegato. Gioca a volte per la platea. Strappa gli applausi. Ha perso perché è andato in crisi di forze, ha smarrito lo smalto iniziale, si è disunito, e anche perché aveva di fronte obiettivamente un avversario quadrato e più solido da fondo.

Vado veloce su match di cui ho visto solo lunghi o brevi sprazzi: Gaggini dimagrita vincitrice su una Gubertini minuta ma dal tennis molto naturale e con colpi ben portati; Andrea Fiorentini subito fuori dopo le buone prove sinora in tornei esteri; Tagliente abbatte la Cagnazzo; Cobolli e la Dessolis passano il turno. Nell’invisibile campo 6 in un match accesissimo e anche molto..sonoro la 2003 Ruggeri estromette la Alessi, ma entrambe meritavano. L’altissimo Ferrari fa il suo dovere, e Greta Medeghini, giocatrice deliziosa e silenziosa dal rovescio a una mano che ricorda quello della Henin, finisce per perdere contro la coriacea Raggi. Non ho visto Rottoli e Moroni, era tardi. Solo l’inizio della Zantedeschi che ha poi vinto, Zantedeschi ovvero la giocatrice che ha i colpi più belli e il repertorio più vario fra le nostre under, il che però non basta per vincere.

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