Home Copertina La Swiatek può perdere il Bonfiglio?

La Swiatek può perdere il Bonfiglio?

by Tommy Hemp

Cominciamo il resoconto delle semifinali (femminili, ovviamente), dalla seconda partita: è stata nettamente meno avvincente della prima, ma serve a introdurre il tema posto dal titolo. La questione è semplice: o la Swiatek (i.e. Berghem-Iga) si batte da sola, o sono dolori per tutte. Di ragazze ne ho viste giocare parecchie: Berghem-Iga, però, pratica un altro sport. Diceva un maestro che la stoffa del campione la si vede dal vincente: se un giocatore giovane è capace di lasciare l’avversario a tre metri, in effetti, è da tenere d’occhio. Questo è esattamente quello che fa Iga, con la particolarità aggiuntiva che la sua avversaria usualmente rimane a tre metri dalla palla entro i primi tre colpi dello scambio.

Di quanto sopra, oggi se ne è vista una dimostrazione abbastanza evidente; a tratti anche avvilente, per l’avversaria di Berghem-Iga, ossia la croata Lea Boskovic. Quest’ultima, che non vedevo certo tra le favorite a inizio settimana, ha giocato un ottimo torneo: è approdata alle semifinali avendo battuto giocatrici forti, come l’americana Johnson (TDS 4) al secondo turno, o la spagnola Guerrero Alvarez, ai quarti. Certamente davo tra le due per vincente la Swiatek, ma pensavo che ci sarebbe stata un po’ di partita: mi sbagliavo. La Swiatek ha mostrato nella prima mezz’ora tutto il campionario: si è portata subito avanti 4-0 tirando la prima, a occhio e croce, costantemente a 170 kmh, facendo ace, vincenti, o aprendosi la strada per il dritto. Su servizio della Boskovic, ugualmente, o Iga otteneva il punto direttamente con la risposta, di dritto o di rovescio che fosse, o comunque il vincente lo tirava entro i due colpi successivi.

Sul 4-0 Berghem- Iga decide di spegnere la luce, come ogni tanto le capita, e in due game di servizio commette 5 o 6 doppi falli e prova smorzate che non arrivano alla rete, fino a far rientrare nel match la Boskovic: questa, un po’ rinfrancata, qualche vincente ha iniziato a tirarlo pure lei e si è riportata sul 4-2 e palla break, annullata però da Berghem-Iga col 42° vincente in 30 punti complessivamente giocati. Li è finito l’incontro: Iga si ha tenuto il servizio e ha poi si è presa un altro break. Un attimo dopo e la polacca era già avanti 2-0 nel secondo set e, a quel punto, la Boskovic si è arresa: e non credo per infortunio, ma per frustrazione: evidentemente, ammettere non che l’avversaria è stata migliore, ma che la sua palla è troppo veloce e pesante tanto da non reggere lo scambio, è dura: del resto, l’unica tattica possibile per la Boskovic pareva quella di sperare che la palla dell’avversaria uscisse di un palmo.

Completamente diverso il discorso per la prima semifinale, che ha visto opposte la “veterana” svizzera Ylena In-Albon alla russa Elena Rybakina: ha vinto la seconda 5-7 7-5 6-1, dopo un match lungo e a tratti, onestamente grazie al gioco della svizzera, altamente spettacolare. Cominciamo però a parlare della Rybakina: la russa è una “ina” in piena regola: altissima, serve molto bene – non fortissimo ma estremamente ben piazzato- ottenendo spesso l’ace con dei servizi in lift molto alti e precisi, anche se non velocissimi. Da fondo è abbastanza potente e fondamentalmente il suo gioco si basa sull’1-2 servizio e dritto. Anche il rovescio è comunque buono: un tipico rovescio a due mani da “ova” (o “ina”).

Passiamo ora alla In-Albon, che non avevo mai visto giocare e conoscevo per fama come una specie di “pallettara” versione deluxe.

Mai giudizio ho meno condiviso. Secondo me la In-Albon gioca un tennis meraviglioso e dovrebbe essere dichiarata patrimonio dell’Unesco: Ylena è l’incarnazione dei motivi per cui preferisco il tennis femminile a quello maschile: se Ylena fosse nata ometto, infatti, a tennis non potrebbe manco giocare (a livello professionale, intendo). La ragazza è alta poco più di 1.50: secondo me non arriva all’1.55; nonostante ciò, ha combattuto ad armi pari contro un’avversaria alta 1.80 e già questo me la rende simpatica. Ha poi il rovescio in back più bello che abbia mai visto a livello junior, e più bello del 99% dei rovesci in back che si possano apprezzare a livello pro (forse solo quello di Robi Vinci è più aggraziato); nonostante la “bassezza” che la caratterizza, la In-Albon ha un discreto peso di palla, a cominciare dal servizio, per continuare con gli altri fondamentali; certo, però, non può affidarsi alla potenza, perché le avversarie del suo livello dispongono comunque di ben altri mezzi; conseguentemente lei gioca un tennis che, mutuando un termine scacchistico, definirei posizionale. Mi spiego: se ci si aspetta che giocando sulla diagonale di rovescio la In-Albon resti sulla diagonale di rovescio, si resterà delusi; subito lungolinea a muovere l’avversaria e a cambiare il gioco: la palla della In-Albon è sempre imprevedibile e tende ad andare dove non ti aspetti. Ancora, la svizzera ha una mano delicatissima; si è prodotta in 4 o 5 smorzate che sapevano di zabaione, alcune giocate come controsmorzate a drop-shot della Rybakina, e vi giuro che la differenza tra le due esecuzioni è stata palese. Non sono l’unico che ha apprezzato: la partita è iniziata con il pubblico molto freddo: 0 applausi per i primi 4 games. Pian piano, però, questa micro-ragazzina ha conquistato tutti, ha scaldato le persone e le ha portate dalla propria parte; del resto, come potrebbe essere diversamente: lei offre quello che secondo me in tanti, se non tutti, cercano: un tennis alternativo a quello delle “ova”; un tennis probabilmente meno vincente, ma certo assai più interessante. La fama della pallettara “deluxe” secondo me le deriva dalle ottime doti difensive di cui dispone e dal fatto che non disdegni di rallentare il ritmo quando è in difficoltà: ma, certo, i suoi pregi non si limitano a questo.

Qualche dettaglio sul match tra le due: l’inizio non è stato travolgente, con le ragazze che hanno tenuto i rispettivi servizi senza troppo patire, ma traendo vantaggio, nel complesso, più degli errori dell’avversaria che dei propri vincenti. La Rybakina cercava l’1-2 costantemente, mentre la In-Albon tendeva a manovrare, portandosi a casa la maggior parte dei punti che superavano i tre scambi. La palla della Rybakyna pareva un po’ più pesante, ma la russa commetteva anche molti più errori. Prime emozioni sul 4-3 Rybakina, momento in cui la In-Albon ha tenuto il servizio recuperando da 0-40 e salvando un’ulteriore palla break. E’ in questa fase del match che ha cominciato a svilupparsi uno dei temi che ha caratterizzato anche il proseguo dell’incontro, ossia la tendenza delle due giocatrici a fronteggiarsi sulla diagonale stretta di dritto, sfoderando ognuna colpi sempre più angolati, e con esiti alterni: una volta il punto lo portava a casa l’una, una volta l’altra. Nel game successivo c’è stato il primo break dell’incontro, a favore della In-Albon, che per l’occasione ha sfoderato un paio di diritti incrociati vincenti da manuale. La Rybakina, però, ha subito recuperato, togliendo il servizio all’avversaria, dopo che la In-Albon ha sprecato 2 set-point sbagliando altrettanti attacchi. Sul 5-5, con la Rybakina avanti 40-15 sul proprio servizio, c’è stato il punto più bello dell’incontro: su una buona palla corta incrociata della Rybakin la In-Albon è arrivata a fatica; è riuscita però a giocare un attacco in slice lungolinea di rovescio che ….ehm… mi ha provocato un gran piacere; ecco, diciamo cosi! A fronte di un buon pallonetto della Rybakina, la svizzera ha poi chiuso il punto con una veronica incrociata stretta che ha risollevato l’umore dell’intera Lombardia. Qualche punto dopo, un altro slice lungolinea di rovescio in recupero, questa volta a causa di un nastro, ha fatto definitivamente affezionare il pubblico a questa piccola ragazza. La In-Albon alla fine ha ottenuto il break e vinto il primo set per 7-5.

In apertura di secondo set, la Rybakina ha cominciato a moltiplicare gli errori ed ha subito ceduto il servizio: credevo a questo punto che il match fosse finito e che il Bene avesse trionfato. Però qui la Rybakina è stata brava: tre rispostone di rovescio che le hanno consentito di trovare l’immediato contro-break. Si è poi portata avanti 30 a 0 sul proprio servizio, che però ha ceduto nuovamente anche a causa di una certa lentezza a trovare il piazzamento sul rovescio, con conseguenti errori: difetto che la ragazza ha mostrato in più di una occasione durante la partita. Il successivo game è stato magnifico: la In-Albon ha sfoderato ancora il suo magnifico slice, seguito da un altrettanto magnifico dritto; ha però perso il relativo punto grazie a un recupero da fondocampo portentoso e fortunoso della russa, che ha prodotto un drop-shot millimetrico su cui l’avversaria non è arrivata: si è poi visto lo scambio di smorzate, conclusosi con punto dell’elvetica, cui si è accennato in precedenza. Tra breaks e contro-breaks di cui non ricordo l’esatto ordine, la In-Albon si è comunque portata avanti 4-2 e qui c’è stata un’altra svolta, di nuovo determinata dalla bravura della Rybakina: non riuscendo a venire a capo della partita con i suoi 1-2, la russa ha cominciato ad alzare e a rallentare ed è riuscita a portare a casa un paio di punti, facendo andare fuori giri la pur più esperta avversaria. Ha migliorato poi l’efficacia del servizio e, contro tutto e tutti (il pubblico era per la In-Albon) è riuscita a recuperare il break e a impattare sul 4-4. La partita è poi continuata fino al 6-5 Rybakina senza particolari emozioni, con la russa che, grazie all’efficacia della battuta, riusciva sempre più facilmente a difendere il servizio. A questo punto, è stata invece la In-Albon a giocare male: sul suo turno di battuta ha commesso 3 gratuiti e ha finito per perdere un set che 20 minuti prima pareva avere in mano. Il terzo set ha regalato altri colpi entusiasmanti della In-Albon, che però man mano si è spenta e ha giocato in maniera sempre più timida. Di contro, la Rybakina serviva sempre meglio e cominciava ad aumentare i vincenti. Nonostante il 6-1 finale a favore della russa, la In-Albon qualche occasione di riaprire il match la ha avuta; ma questo set la svizzera lo ha giocato assai meno bene dei precedenti e, come usualmente avviene, di contro, la Rybakina ha alzato il livello e non ha più perso il controllo del gioco.

Quindi, finale del Bonfiglio: Rybakina contro Sviatek. Per rispondere al quesito del titolo: si, la Sviatek può perdere il Bonfiglio, ma soltanto battendosi da sola; attualmente è più forte della Rybakina sotto tutti i profili. Soltanto i black-out di cui la polacca ogni tanto soffre (oltre alla sfiga che potrebbe portare quest’articolo, che la segnala come grande favorita a 10 ore dall’incontro) possono offrire qualche speranza di vittoria alla Rybakina.

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