Un breve resoconto del primo turno di qualifica al Bonfiglio, cui ho assistito ieri; lasciando perdere i risultati degli incontri, facilmente riscontrabili su internet, l’intenzione è quella di offrire una rapida descrizione dei giocatori (e le giocatrici) che ho visto; alcuni più noti, altri meno.
Cominciamo dalle girls come, non solo la galanteria, ma anche l’ordine di gioco (ovvero giuoco, come dice Berlusconi) impone: primo incontro a cui ho assistito è stato infatti quello della maltese Helene Pellicano, osservata speciale anche perchè ha raccolto l’eredità di Sarita Errani alla corte di Lozano (rima inclusa). La sua avversaria era l’italiana Viola Cioffi, di cui non ho notizia alcuna e che, alla luce della partita disputata, definirei una degna giocatrice da qualificazioni; la Pellicano, invece, la conoscevo solo per fama, tutta meritata. Classe 2002 e attualmente numero 120 del ranking ITF, fisicamente è ancora bassina, sarà 1.60, ma è già piuttosto robusta. E’ una giocatrice completa, dotata di un discreto servizio, nonostante la modesta altezza, e di un bel dritto. Anche di rovescio può far male pur se, secondo me, quello è il colpo meno incisivo dell’arsenale: ciò diviene particolarmente evidente quando deve colpire una palla profonda e alta, in quanto spesso stenta a mantenere una buona lunghezza, non superando la riga del servizio; di dritto, invece, non ha mai problemi a sostenere lo scambio. Per quanto si possa dire alla luce di un solo set e mezzo visto (ho lasciato la partita alla fine del primo set, per riprenderla a circa metà del secondo), giocato peraltro contro una avversaria di livello inferiore, la Pellicano mi pare essere una giocatrice dalla potenza non devastante, ma che sbaglia poco, gioca in maniera controllata e precisa e facilmente tira il vincente appena ha una palla attaccabile. Non voglio per ora dire di più o sbilanciarmi in previsioni di carriera, perché per esprimere un giudizio appena sensato avrei bisogno di vederla impegnata contro un’avversaria più forte di quella incontrata e, magari, più potente di lei.
Purtroppo ho lasciato il piacevole tennis della Pellicano per dare uno sguardo a Xiyu Wang, attualmente numero 22 del ranking e precedentemente all’11° posto. La Wang ha beneficiato di una wild card per le qualificazioni perché, curiosamente, si era scordata di iscriversi al torneo. Sono giunto al campo che la cinese aveva appena vinto il primo set per 6-0; per 20 minuti ho provato a osservarla, ma si è verificato un inconveniente: la sua avversaria, evidentemente vittima di eccessiva tensione, faceva solo doppi falli nei propri turni di battuta e rispondeva 1.5 metri fuori nei turni di battuta della Wang (e neanche provava a tirare forte; l’obiettivo era soltanto quello di buttarla dall’altra parte). Non sto esagerando: pareva di assistere a un incontro mio contro Lendl, ragion per cui la Wang mi risulta pressochè ingiudicabile. Posso solo dire che è più alta di 1.80 e serve la prima fortissimo; picchia di diritto ma, in quei rarissimi scambi cui ho potuto assistere, mi è sembrata qualche volta mancare di mobilità in maniera abbastanza sorprendente: con il rovescio è arrivata in ritardo anche su goccioloni difensivi giocati dall’avversaria, rimettendo la palla anziché chiudere il punto (potrebbe anche essere che fosse distratta, tanto era per lei facile il match). Mi sento comunque di sottolineare che la Wang non è una giocatrice bella da vedere, perché sembra sempre estremamente scoordinata e disordinata quando colpisce; vero è, però, che se è arrivata quasi in top 10 nel ranking deve essere comunque efficace. Dovrei rivederla, ma non prometto di farlo.
Il terzo incontro, quello della Krznaric, è stato, per certi versi, il più sorprendente. Premetto che questa ragazza, che non conoscevo e che mi è stata suggerita da un esperto amico, è una 2003 che ha già vinto dei grade 4 e grade 5 ed è attorno all’80 posizione nel ranking Tennis Europe (all): insomma, un pedigree non trascurabile. La sorpresa, però, è stata la sua avversaria, una certa Asya Colombo (ma perché la “y”?), mai sentita prima e senza esperienza di tornei internazionali: la partita è stata vinta dalla Krznaric nettamente, 6-3 6-1, ma il punteggio non lasci ingannare. Infatti, la croata si è portata subito avanti 4-0, facendo poco o nulla: lasciava che la Colombo commettesse doppi falli e affondasse i colpi in rete, tanto che mi sentivo a disagio per la ragazzina e ancor più per sua mamma, che avevo vicino. Poi, chissà perché, è cambiata la musica e questa Asya, assieme alla “y”, ha sfoderato sassate di servizio e un dritto che porta via le righe e, insomma, un vincente via l’altro si è portata 5-3 con palla break per il 5-4; occasione non convertita per un rovescio uscito di un’unghia e che, se fosse entrato, avrebbe anche potuto permettere un altro esito al match: infatti, questa Colombo per 4 games tirato così tanti vincenti che la Krznaric a un certo punto era in lacrime (e non è un modo di dire: mi pareva proprio che piangesse). Il punto debole della Colombo è certamente il rovescio, che controlla poco; riuscisse a metterlo a punto ne uscirebbe a mio avviso un profilo interessante assai, perché il servizio c’è, ed è bello; il diritto è eccezionale. Della Krznaric che, come detto, ha motivato la mia presenza all’incontro, non so, invece, cosa dire: certo sbaglia poco e serve bene ma, nell’incontro a cui ho assistito, o ha semplicemente approfittato degli errori dell’avversaria o è rimasta a tre metri dalla palla. A me pare che il rovescio della croata sia migliore del dritto, che ogni tanto le scappa due metri lungo, specie se colpisce palle senza peso. Dopo il primo set, vinto dalla Krznaric per 6-3, il tennis della Colombo si è nuovamente involuto (anche perché l’avversaria, mancina, ha intuito che era meglio stare alla larga dalla diagonale rovescio suo – dritto Colombo) e il secondo set dell’italiana è stato più simile ai primi quattro games del primo che non ai secondi quattro: fatto sta, è stata più lei che mi ha fatto divertire, che non la più titolata Krznaric.
Capitolo Lorenzo Rottoli: opposto alla tds 4, Lopez Montagut, ha perso il primo set per 6-4, vinto il secondo per 6-2 e perso il terzo con lo stesso risultato: ho visto solo il terzo set e Rottoli non mi è piacito molto. Ha una gran castagna di prima e un gran dritto, ma il suo rovescio bimane ieri era molto falloso; spesso, sia di dritto che di rovescio, difettava in profondità. Rottoli sfoggia ottime doti difensive, che però non sono bastate; certo è che un set brutto non vuol dire nulla e necessito di rivederlo. Discorso opposto invece per Zeppieri, che si è imposto autorevolmente su Hernandez Serrano, tds n. 5 e anche lui attorno all’80° posizione del ranking. Posto che a me questo Serrano non ha molto impressionato e che sarei curioso di verificare dove abbia preso i punti (ma non ho voglia di farlo), Zeppieri mi è comunque piaciuto moltissimo: fisicamente è enorme (si tenga presente che è un “falso” 2001,in realtà è un 2002: essendo di dicembre, ha solo 2 mesi in più di Rottoli); la prima non è devastante perché la tira con parecchio lift; ogni tanto, però, la prova più piatta e ne esce una buona castagna: evidentemente ieri ha provato a privilegiare la percentuale. La seconda, sempre liftata, è profonda, salta parecchio e tiene l’avversario dietro. Ha un diritto molto arrotato, che ricorda un po’ Berasategui, e un rovescio più piatto con cui può fare molto male. Mi pare un giocatore da scambi lunghi e ritmo, ma dopo sei dritti parecchio “toppati” è capace di accelerazioni impressionanti. Di rovescio (bimane), il 90% dei vincenti li ottiene con l’incrociato, che è in grado giocare strettissimo e che secondo me, tutto sommato, non è inferiore al dritto. Ulteriore aspetto che per me è importante: in campo Zeppieri è un signore. Anche nei rari momenti di difficoltà, mai un gesto sopra le righe: a un cambio di campo l’avversario, stizzito, gli ha (con dolo) tirato una spallata mentre si dirigeva verso la sua panchina; Zeppieri (pur “vittima” dello scontro) si è scusato subito e, visto che l’avversario ha tirato dritto senza fare cenno alcuno, ha fatto la tipica smorfia italiana a metà tra il “e che ca…” e il “devo proprio averlo messo di cattivo umore”: è stato un siparietto gustoso, che ha però messo in evidenza come, pur di fronte a una scorrettezza, antipatica pur se piccola, Zeppieri non si sia scomposto. In mezzo a tutti gli urli e i “C’mon” dei vari ragazzini da udibili da 4 campi di distanza, bravo Zeppieri; in tutto.
Penultima giocatrice che ho visto, ma che metto ultima per chiudere in bellezza: Elizabeth Mandlik, americana (in teoria: se si aggiungesse “ova”?), che è per certi versi la più bella giocatrice che abbia mai ammirato (non per doti estetiche, per cui non si distingue). La Mandlik ha giocato contro Aurora Zantedeschi, di cui così bene si è recentemente parlato su questo sito, e che confermo essere ragazza che picchia la palla forte e la tocca pure bene. Ma la Mandlik, onestamente, la ha oscurata, anche a detta del simpaticissimo padre (suppongo) della sua avversaria. Nonostante i dubbi sopra espressi sulle sue vere origini, la Mandlik non è una “-ova”, è l’esatto contrario. Tocca la palla sia di dritto che di rovescio con uno swing morbidissimo, quasi al rallentatore; sembra che giochi sempre al 60% della potenza e risulta sempre in perfetto controllo del colpo: la facilità e la grazia con cui gioca questa ragazza è da far sciogliere; la definirei una versione più raffinata di Matilde Mariani, Miss Eleganza, solo che: primo, gioca anche (e benissimo) di rovescio; secondo, sbaglia poco; terzo, il vincente esce così facile e naturale che non sembra mai rischioso. Altro non dico su di lei perché mentre guardavo l’incontro mi ha raggiunto Tommy Hemp, di ritorno da una vacanza trascorsa nella natia Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch e che, essendosi profondamente infatuato della pulzella che mira quindi a maritare, vuole innanzitutto scrivere su di lei un pezzo dedicato, se riuscirà ad assistere al suo incontro di domani.
Chiosa finale: ho visto allenarsi la Oswigue: la tira veramente forte.