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Al via il giovanile outdoor europeo

by Franco Marucci

Stavo per titolare apocalitticamente “Cinque anni senza una giocatrice italiana di punta”, poi ci ho ripensato: troppe critiche sono controproducenti, e poi si può essere piacevolmente smentiti anche il giorno dopo, anche se credo proprio di no. La situazione è pirandelliana: tutti lo sanno ma nessuno lo dice, e nel giro si fa finta di niente. Il torneo di Miami in corso conferma che le tre o quattro nostre ancora relativamente in cima al ranking, si fa per dire, sono in inarrestabile declino e perdono posizioni ogni settimana: data l’età ormai veneranda sono destinate a scomparire di scena di morte naturale, e cioè ritirandosi, oppure ad essere risucchiate all’indietro anche di parecchi posti nel breve volgere. Comunque vedo che i giocatori restano a galla sinché vale la pena e sinché i guadagni superano le spese. Solo la Giorgi ha l’età, ma non forse il gioco e la testa, per tentare una nuova scalata.

Cinque anni? È un lasso un po’ matematico che scaturisce da una constatazione pragmatica: una giocatrice di punta di qui al 2022 deve avere ora almeno dai 18 ai 23 anni, forse meno di 23: anche considerando il ritardo genetico delle italiane, se in quell’età sei oggi ancora sopra il 300-400 WTA ci sono poche speranze di fare carriera di vertice. Io ho fatto il tifo di recente per un “trio”, come le ho chiamate, formato da Trevisan, Paolini e Pieri Jessica, ma ho anche insinuato che più in là di così (diciamo 200/250 WTA) non possano andare, ovvero salire. Trevisan viaggia per i 24 anni purtroppo, e Paolini e Pieri ne hanno 21 e 20, per cui il salto avanti per loro due è ancora possibile. Il fatto è che queste giocatrici stanno quasi ferme e non progrediscono, mentre davanti poche mollano e molleranno in cinque anni, e da dietro si muove una truppa scalmanata di giovanissime –ova e non -ova, addirittura 14 e 15cenni, che in breve faranno il sorpasso. Anzi lo hanno già fatto: Trevisan ha perso facile da una Andreescu, promessa quindicenne romeno-canadese, a SM di Pula, e Paolini è uscita dalla Rosatello che di solito sotto i 400 WTA viene sconfitta. Pieri fuori da Paquet. Ma come si è visto nel bel post di ieri il torneo l’ha vinto la splendida Zavatska, di soli 17 anni e destinata a mio modo di vedere a grandi cose. Certo una giornata storta può capitare ma l’anno non è cominciato bene per il trio. Taccio di altre nostre giocatrici ora ventenni o poco più anziane che stanno dietro (Scala che ha perso nel terzo torneo di Hammamet, Brescia, Ferrando, Colmegna o altre, poche altre). C’è insomma il deserto anche se è lecito lasciare uno spiraglio aperto per Stefanini e Samsonova diciannovenni. Soprattutto la prima è in costante miglioramento, anche se fino a poco fa aveva molta testa, duttilità e resistenza, ma scarsa mobilità e poca pesantezza di colpi, e non credo possa uscirne una giocatrice di vertice. Samsonova ha colpi da vendere e tre fondamentali lussuosi ma a volte conduzione della partita disastrosa. Burnett è purtroppo e definitivamente irrecuperabile: era fra le poche che aveva sì poca testa ma colpi pesanti. Continua il mio SOS Bianca Turati: ma dove è finita, qualcuno mi dica.

Essendo andato fuori tema rientro. O meglio no, per dire che al maschile stiamo un po’ meglio ma nemmeno l­ì si intravede il campioncino: se non forse Berrettini che, per dire del potenziale, non più tardi di giorni fa ha fatto, perdendo, due set tiratissimi in una finale contro Fabbiano, e insomma vale più o meno a 21 anni quella classifica di Fabbiano, cioè sta entro i 200 ATP. Imparino gli altri a lavorare lontano dai riflettori.

Dicevo, rientrando in tema: di girls 2001 e 2002 e anche 2003 promettenti ne abbiamo eccome. Una foltissima schiera. E uno potrebbe obiettarmi: ma cosa vai dicendo, se abbiamo appena vinto due tornei svedesi con le girls e fatto ottimamente in altri due dei boys. E la stagione è appena agli inizi. Va premesso che i tornei ITF Pro che si stanno disputando da un mese a questa parte hanno lanciato giocatrici che sono ormai del tutto fuori portata di queste nostre girls (anche delle nostre top 1999): dico gente come appunto Zavatska, Swiatek, Kostyuk, Danilovic, Andreescu, Anisimova, Potapova, e numerose altre ancora. Il punto è che in un certo momento iniziale le nostre tengono anche testa a queste emergenti, poi un bel giorno quelle si staccano e in un battibaleno non le prendi più. Le sunnominate non fanno quasi nemmeno più i giovanili perché li vincerebbero a mani basse.

Diamo ora uno sguardo al primo torneo outdoor europeo su terra (e quello fiorentino di Pasqua intanto si avvicina a gran passi, tenetevi sintonizzati da ora in avanti). Si chiama Perin il torneo, come un nostro giocatore, non so la relazione e certo non c’è. E il posto è Vrsar. È un Grade 1 e la griglia è di tutto rispetto pur registrando le assenze dei grossi calibri. La cosa che sorprende è la nostra schiacciante superiorità numerica nel giovanile, da sempre e anche qui: tantissimi i e le italiane iscritte. Quasi una decina le femmine direttamente in tabellone con le sole eccezioni ai vertici di Bilardo e Rossi. E in quali, Cocciaretto e Traversi si stanno giocando l’ammissione in main draw. Anche una decina sono i boys capeggiati da un altro trio, i 99 Frinzi, Forti e Jannaccone con la compagnia se non altro di Arnaboldi, Musetti e Zeppieri. Si vedrà cosa possiamo fare e faremo. Al femminile gli scogli insuperabili sono Zavatska se ci va, e le due spagnole; ma iscritta è pure la Pellicano di cui qui si è parlato e che sarà d’ora in poi uno spauracchio per tutte. E la Morlet no? I risultati recenti di questa quattordicenne francesina agli ITF francesi Pro mettono spavento. Tutto aperto al maschile, dove la situazione è più fluida. Ne riparleremo in settimana.

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