Anch’io ho commesso un errore, diceva decenni fa Cesare Polacco a Carosello togliendosi il cappello e mostrando il cranio pelato nella pubblicità della brillantina Linetti. Io non ho mai considerato nei miei borsini giovanili Camilla Scala e lo devo fare, alla luce del successo al 15 mila di Hammamet avvenuto ieri. Chissà perché non ho mai consultato l’anagrafe e notato che la ragazza ha “solo” 22 anni, 23 come millesimo, e quindi Camilla (ma quante Camille e Camile! nome beneaugurante) può far parte del club Italia e anche “scalare” posizioni: la sua parabola, di giocatrice ventiduenne, non può non essere e non deve che essere in crescita. Naturalmente non so nulla del suo gioco e di quali proiezioni può autorizzare. Vedo solo e leggo che è di Faenza, dove i vigneti tennistici crescono bene da mezzo secolo, e che ha un fisico non mingherlino, anzi addirittura esuberante e imponente, forse anche con qualche chilo di troppo da smaltire.
Camilla Scala a Hammamet non era neppure testa di serie in un torneo, d’accordo, deboluccio, e dove la tds n. 1 era circa 350 WTA. Ha sconfitto al primo turno la Bjorklund che ha appena lasciato lo junior per limiti di età, ed era fra le più forti; ha quindi proseguito facile nei due turni successivi agevolata da un buon tabellone, e in semifinale ha liquidato la testa di serie n. 3 dopo un primo set chiuso vittoriosamente al tie break. In finale ha battuto in tre set, 6-2 al terzo, un’altra promettente, la 2000 Kaja Juvan di cui tanto si è parlato e bene su questo Sito: qualcuno che conosco sarà sull’orlo di una crisi di nervi o mediterà di gettarsi nel Naviglio.
Naturalmente questa potrebbe essere l’ennesima delle mie ingiustificate infatuazioni: Camilla, come risulta dalle activities, ha vinto sì un altro 10 mila, ma di recente ha perso da giocatrici nemmeno medioforti, il suo bilancio di sconfitte supera quello delle vittorie, e questo tunisino potrebbe essere un classico e irripetibile acuto momentaneo. Non sapendo nulla di lei vorrei mi si dicesse se la nostra è già appagata e continuerà a fare stancamente tornei minori o se ha un po’ di fegato per cercare di diventare davvero una… Scala mobile.
Disertando le sfere alte rimane da dire che il trio Trevisan-Paolini-Pieri si sta al momento ben comportando in Cina, torneo ITF addirittura da 60 mila: hanno tutte e tre esordito in quali battendo avversarie meglio classificate, ma la strada è lunga, e il tabellone prevede altri due turni per entrare in main draw. E Samsonova sta al momento in cui scrivo giocandosi la finale a Macon, altro 15 mila. E a Solarino si apre uno dei parecchi 15 mila in serie su superficie hard, e vi sono accorse come a un alveare tante nostre giocatrici e giocatorine.
Il giovanile? Anche qui buone, buonissime notizie. La scorsa settimana Arnaboldi ha perso in finale da un tale Bouquier, francese classe 2000, qualificato, a un torneo di Oslo Grade 4. Questo Bouquier presenta dunque un ottimo biglietto da visita a un mese dagli appuntamenti italiani, e ha anche fatto fuori nello stesso torneo il nostro Musetti lasciandogli 4 giochi, risultato probante contro un Musetti che ha ingranato di recente la quinta ed è già, a 15 anni, entro i 350 del ranking. In quel torneo i due nostri hanno vinto comunque il doppio. E ieri Arnaboldi ha poi vinto sempre al nord un Grade 4 dove Rossi e Cappelletti hanno vinto a loro volta il doppio femminile. Ma cosa vogliamo di più?