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Andrea Bolla e Alessandro Coppini

Andrea Bolla e Alessandro Coppini

Tanta concentrazione di eventi tennistici in questa prima e seconda settimana di maggio. E senza convenevoli è bene cominciare questo post di natura mista in ordine inverso rispetto alla titolazione. Ho passato infatti oltre due ore davanti al monitor per vedermi Burnett-Watson, un match che mi ha gradatamente indotto a modificare il mio borsino del dopo Schiavone, qui pubblicato e discusso giorni fa: Nasty entra di prepotenza in quel borsino, o meglio rientra, e non agli ultimi posti e con basse percentuali del 10%. Chi ha buona memoria – digitate, digitate – ricorderà che sono stato accanito tifoso di lei due e tre anni fa, quando raggiunse il 150 WTA circa e sembrava poter andare anche oltre. Poi i noti infortuni, le note vicissitudini e l’inabissamento. In giro sentivo che non si aveva molta fiducia su di lei, anzi si nutriva puro scetticismo. Ma ora ha ripreso, ha rifatto un gran balzo in classifica e solo il suo entourage saprà quanto è convinta di poter riprovare a vincere e scalare. Oggi? Nessuno avrebbe scommesso cinque vecchie lire in un match contro una come la Watson che è n. 56 WTA e che l’anno scorso fece tremare niente di meno che Serena, ma a Wimbledon. Il primo set iniziava a senso unico e in un batter d’occhio Watson guidava d’autorità sino a 5-1, con timida reazione Burnett che comunque incassava un 6-3. Ma nel secondo la musica cambiava radicalmente, le bordate di Nasty stavano più dentro le righe, la Watson calava e si era presto 4-0. Al 5-1 Heather chiedeva il fisioterapista e si faceva misurare letteralmente la febbre. Mossa astuta e depistante? Sulle prime no, perché la mulatta sembrava davvero provata, stanca, e improvvisamente fallosa, e Nasty faceva anche dei gran punti. Il secondo set finiva sull’aire 6-2 per Nasty e nel terzo Nasty si portava 3-2 a favore con break e conduceva 40-15 con due palle del 4-2. Heather non reagiva, e sembrava fatta (dico, Nasty aveva il match in mano) pure al sottoscritto. Qui il patatrac, con Nasty che si faceva rimontare in quel gioco, e che non riusciva a toglierselo dalla testa, e Watson che rinata metteva in fila quattro giochi e si portava a casa il secondo turno quali.

Dico che non so quanta voglia Nasty abbia di ricominciare a faticare e ad allenarsi duro. Naviga ora intorno al 330 WTA e ha solo 24 anni peraltro: ma la conduzione del match e la gestione del punto rimangono scriteriate, ed è perciò che se qualcuno le insegna come migliorarle tutto può accadere: Nasty sa fare una sola cosa, sparare e spingere e quindi anche spadellare e mettere gratuiti; non ha gioco qualsivoglia di difesa e non sa cosa sia quel back di rovescio con palla terra aria che ti fa respirare, e riguadagnare campo; non conosce le variazioni; e mai che finti il vincente e giochi la smorzata. E lo spostamento laterale è pesantissimo. Oggi limitando i gratuiti avrebbe vinto.

Non so cosa ha detto la Garbin sul dopo Schiavone perché leggo che è intervenuta: ma Nasty bisogna assolutamente tentare di rimetterla in carreggiata in questo momento di moria del femminile italiano. Sullo stupore Colmegna parlerò magari più avanti.

SM di Pula: frugo e ti rivedo in tabellone a uno dei seriali da 10 mila sardi Gian Marco Moroni. Non stava male! Forse ha solo dato addio con sei mesi di anticipo al giovanile.

Prato: non avevo dubbi che Kazakov  – che si chiama come Tolstoy – andasse in finale e che la finale femminile più logica fosse Minca-Escauriza. Scommetto pure che il torneo lo vince quella cavalla matta, cioè la Minca. Piccinetti le ha rubato il primo set e poi ha dato via libera alla romena. Anche preventivata la finale Kazakov-Wu: il russo ha battuto Summaria più o meno con lo stesso disavanzo di Dalla Valle. Wu comunque l’ho visto di scancio come si dice in Toscana, e potrei anche sbagliarmi sul pronostico per il quale ho dato favorito il russo.

A Santa Croce niente live score e streaming come annunciato; ma tempestivi i risultati sono affluiti sul sito ITF – order of play o results. Direi che il risultato che fa più scalpore è la batosta subita da Frinzi ad opera di Andrea Bolla, che con facile intuito avevo segnalato come giocatore quasi ignoto, o arrivato tardi, ma capace di far parlare i risultati: lasciare solo due giochi a Frinzi – sia pure il Frinzi in crisi di questi tempi – non è poca cosa. Melania Delai continua a fare il suo dovere e sarebbe autrice di un altro capolavoro se entrasse in main draw. Per ora in lizza anche Matilde Mariani, ma vediamo domani.

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