
Seone Mendez
Un paio di anni fa quasi esatti, da Prato sede del torneo giovanile, dissi e scrissi che Seone Mendez poteva diventare una campioncina o anche addirittura una campionessa e protagonista degli anni Venti del nostro secolo in WTA. Subito dopo mi dissi che ero stato incauto e precipitoso: il solito commentatore quale sono, facile alle cotte. La Mendez non tenne fede a quanto visto e anzi spettacolarmente esibito a Prato, e dopo un fine 2014 vivacchiante entrò nel 2015 in una spirale di anonimato. A una serie di risultati calanti sul campo, a una vera e propria sparizione, faceva seguito una presenza sempre più assidua e brillante su Facebook con le scempiaggini e le inanità più varie. Classifica in rapida discesa e prima di Alicante la Mendez era 287!
Questa giocatrice talentuosa è rinata e ha messo sotto ieri varie altre campionesse annunciate come Potapova (indirettamente), Danilovic, stritolata, Masarova, dominata, per non dire di altre, e ha fatto suo il Grade 1 Juan Carlos Ferrero. Primo titolo junior “for a while”, cioè da parecchio tempo a questa parte. Bisognerà di qui in avanti tornare a fare i conti con lei.
Ma facciamo un passo indietro. La epifania della Mendez a Prato corrispose a mio modo di vedere con il più bel match della carriera sinora da me visto giocare a Tatiana Pieri: campo n. 2 di Prato, folto pubblico, 6-3 6-2 mi pare a favore della Pieri, sì della Pieri, in quel torneo pratese di cui sarebbe poi stata la vincitrice morale se non avesse buttato alle ortiche una finale già vinta a pochi passi dal matchpoint. Se avete un attimo di tempo scorrete questo Magazine e andate a rileggervi la cronaca che feci di quel match Pieri-Mendez, forse – senza modestia – il post più bello, al tempo stesso, che io abbia mai scritto. Tatiana vinse, ma Mendez fece vedere degli sprazzi tennistici da paura, e soprattutto accelerazioni mostruose di diritto che sulle prime lasciarono di stucco Tatiana. Perché allora Mendez perse quel match? Il rovescio a quel tempo non era gran che, il servizio normale e anche falloso: e Tatiana ne seppe approfittare rimanendo concentrata, salvo uno sbandamento a metà del secondo, per tutto il match. Anche Tatiana, mi dispiace dirlo, era all’epoca un’altra giocatrice: oserei dire, se non fosse una bestemmia, più forte da quindicenne che da diciassettenne.
Fine dell’amarcord. Dicevo ieri di Nicola Kuhn: nemmeno a farlo apposta ha vinto il maschile nello stesso torneo.