
Jacopo Berrettini
Si usa spesso questa espressione… e la riprendo per dire delle due avversarie battute oggi a Cap d’Ail, ma con una certa fatica e mi figuro con qualche patema (ci fosse il live scoring!), dalle nostre Pieri e Samsonova. Sono rispettivamente, le terribili, Pellicano e Kostyuk, non delle –ova e del 2002 di nascita, e la seconda non ancora anagraficamente quattordicenne. Credo sia sempre istruttivo, commentando alla cieca, assommare i giochi vinti insieme al conto dei set: ebbene la Pieri ha vinto 6-3 6-4 e cioè per 12 a 7; la Samsonova per 6-4 7-5 e quindi per 13 a 9. Quanto dire che sono stati due match niente affatto tranquilli, e che non lasciano tranquilli. Da rilevare come ovvio che Pieri è tre anni più anziana di Pellicano e Samsonova addirittura quattro rispetto alla Kostyuk. Ne sentiremo riparlare? È presto per dirlo: ho rovistato sul web e mi sono apparse della Kostyuk varie foto che ricordano l’impatto coriaceo e assatanato di palla di una Monica Seles, forse anche con lo stesso gridolino. In genere è facile che le precoci, magari lanciate nel circuito abbastanza presto, siano poi meteoriche. A questo proposito ci sono due politiche gestionali dei talenti giovanili, il lancio immediato nel circuito senior e l’attesa della maturazione in quello under 14 e 16. In genere l’est manda subito le giovani promesse nella mischia; noi italiani meno frequentemente. Si pensi solo che le migliori 2001 nostrane, e dico 2001 e non 2002, se ne stanno ancora coperte e non hanno che poche apparizioni nel circuito under 18: ciò anche, lo si è detto mille volte, per la scarsa competitività internazionale dovuta a un ritardo congenito di maturazione fisica: il solito discorso delle –ova che si sviluppano prima. In altre parole in questi tornei potrebbe in teoria esser lanciata anche la Sacco, per dire, ma il suo entourage la pensa evidentemente in altro modo. Ribadisco che il bello del giovanile è che ogni anno un terzo della carovana passa a miglior vita tennistica e un terzo subentra.
A Cap d’Ail mancano le professoresse del 1999 che si tengono magari calde per i Grade 1 e Grand Slams, e che vedremo in Italia, chissà, al Bonfiglio. Mancano pure le new entries o alcune, come Pervushina, Anisimova, Potapova, Arconada, Danilovic, e altre ancora. E comunque il main draw femminile propone almeno queste due giocatrici, o le ha proposte: a Firenze c’erano in proporzione più giocatrici stagionate e le due finaliste erano del 1998.
Rimaniamo al femminile con le sole due Pieri e Samsonova, ché anche la Piccinetti ha perso e piuttosto nettamente, fallendo nel portare al terzo la Antonitsch il che forse le avrebbe consentito di lottare per il match: ma invece che andare in salita, dopo una partenza come sempre un po’ moscia la Piccinetti ha subìto e smontato. Nulla di male: la giocatrice austriaca è forte e domani se la vedrà con la In-Albon e punta diritto se vince alle semifinali dove… taccio per scaramanzia.
Altro risultato negativo è quello di Enola Chiesa: Lazic non era evidentemente quella giocatrice incolore vista a Firenze. Nulla di male anche per lei: 6-4 al secondo dice che è mancato forse un niente per andare al terzo, dove come ho detto, e mi pare, Chiesa sale normalmente di rendimento da maratoneta qual è.
Colpo di scena al maschile peraltro, dove esce Balzerani, in decrescendo nel terzo perso per 6-1; Jannaccone fa solo tre giochi con un francese e sopravvivono al momento Fonio, a fatica, Prevosto sorprendente, e il sempre più convincente Dalla Valle che se la vedrà con quello che ha battuto Balzerani. Come non c’era da illudersi dopo Firenze, così non c’è da deprimersi oggi. Siamo al maschile, innegabile, una forza di seconda fascia.