Home TennisATP & WTA Articolo di fondo

Articolo di fondo

by Franco Marucci

Avevo detto Pennetta ieri anche se sommessamente e così è stato. Era giusto così. Flavia ha coronato una carriera più densa e di più alto profilo di quella di Roberta e mancava questa ciliegina per fare di lei definitivamente, alla luce dei risultati e di questo risultato, la più grande giocatrice italiana di sempre: ricordiamo anche il quasi Grand Slam di Indian Wells di due anni fa per dare l’idea del suo palmarés di successi pregiati. E anche la ottima carriera di doppista, certo sì inferiore a quella di Roberta. Direi poi che Flavia già surclassava ogni altra italiana in termini di intelligenza, di imprenditorialità tennistica e di gestione perfetta delle sue risorse. Qualche incompetente la faceva giocare 10 anni fa in modo scriteriato e puntare sul vincente sistematico anche impossibile: sconfitte brucianti a catena; fortunatamente dopo due anni vi fu una evoluzione o rivoluzione totale del suo gioco che ha condotto alla formula attuale che tanto ha premiato: palleggio sostenuto e più profondo possibile andando a prendere il punto quando serve; e il servizio via via migliorato e potenziato. Inoltre controllo mentale del match a dir poco portentoso; e pochissime scivolate o scivoloni nella carriera. Gestione saggia: Flavia si ritira dalle competizioni al top  anziché mettersi testardamente a rigiocare nel suo autunno cercando l’impossibile, di ripetersi. Non fa come Francesca Schiavone, che da tre anni arranca penosamente, raccoglie zero e ogni tanto è anche patetica.

Quanto vale questa vittoria? Gli assenti hanno sempre torto, e comunque ce ne erano a cominciare dalla Sharapova, e le top players che a volte se non spesso hanno battuto Flavia, o anche ripetutamente, hanno giocato meno forte del solito ed erano fuori condizione. Ma non è colpa di Flavia, che appunto ha saputo amministrarsi e dare il meglio quando molte erano in riserva. Ogni grande vittoria avviene in quel preciso momento e in quelle precise circostanze e in una specie di congiunzione degli astri: un attimo dopo e tutto cambia. Per fare un solo esempio: Serena, l’ho ancora in mente, ha rischiato grosso a Wimbledon scorso in un turno preliminare contro Heather Watson, che è stata veramente a due passi dal match.

Di Roberta dico che questo exploit è arrivato nel momento che non ti aspettavi: anzi che non più te lo aspettavi. Da lei ero sempre sicuro che poteva venire qualcosa di grande: e non solo due, tre o quattro anni fa, ma su una superficie e in un torneo diverso dagli US Open. La ritenevo potenzialmente giocatrice da erba, e ho ancora vivide in mente due o tre partite seguite alla tv del torneo olandese di s’-Hertogenbosch, credo; dove mi parve di rivedere il tocco magico, il back felpato e la volée delle grandi erbivore resuscitate: e dissi, Roberta quest’anno spacca tutto a Wimbledon. Non fu così. Volevo ribellarmi a due realtà: che non tutte le erbe sono uguali, nemmeno in Inghilterra, e che il tocco e il back e lo slice sull’erba, da un quinquennio buono e passa sono diventati innocui, e l’erba per paradosso è la superficie dove si vince tirando più forte possibile da fondo, e da Borg in avanti vincono i fondocampisti flessibili. Gli ultimi incauti volleadori che anche di seconda avanzavano a rete lancia in resta furono Ancic e Philipoussis. Ma perdevano.

Articolo di… fondo questo in più sensi: siamo e sono arrivati in fondo agli US Open, e si è in certo senso toccato il fondo. Onori alla Pennetta e alla Vinci ma andavo dicendo già da parecchio che è ormai vicino il momento degli addii e dopo Flavia appenderà la racchetta al chiodo anche Francesca e Roberta avrà un anno in più. Voglio dire che non si apre con ieri un ciclo ma si chiude, e un glorioso squadrone si sfascia. Per ora quelle che lasciano non hanno eredi e non vedo soprattutto un movimento e un gruppo di lavoro; ma con l’Italia non si sa mai.

Vi potrebbe interessare anche

Leave a Comment

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.