Dedito come sono all’understatement – ahi, c’è ancora bisogno di ripeterlo? – ho fatto finta di non accorgermi degli US Open, e scritto incautamente due settimane fa che sarebbe stata la solita storia e che le nostre e soprattutto i nostri sarebbero usciti molto presto di scena. Naturalmente non l’avessi mai fatto. E mal me ne incolse. Comunque nell’unico post specifico che ho scritto lasciavo uno spiraglio aperto e evocavo lo stellone italiano e il fattore K. In un certo senso ribadisco testardo il concetto: le due nostre eroine hanno fatto un miracolo aiutate da vari fattori e i due risultati vanno soprattutto contestualizzati. Con Amleto, verrebbe da dire che qualcosa è marcio nello stato del tennis se due giocatrici così vincono il torneo. Tutti saranno d’accordo che diversissimi sarebbero stati gli esiti in partite secche o in un torneo di una settimana o anche in match isolati di Fed Cup. Anche e soprattutto con la Halep e la Serena Williams, ma anche con altre battute dalle nostre nei turni precedenti. A me stupisce soprattutto Roberta. Per non essere frainteso rinvio i lettori ai miei numerosissimi post dove proclamo scherzosamente Roberta Cavaliere della Repubblica (e forse Mattarella lo farà davvero!) e Flavia in lizza per diventare ex aequo con la Schiavone la giocatrice italiana più forte di tutti i tempi e l’inventrice del professionismo tennistico in Italia. Appunto l’ho scritto in tempi non sospetti, quando le due giocatrici sembravano in china discendente.
C’è comunque troppa retorica in giro e siamo assordati dai paroloni e mi astengo da ulteriori trionfalismi. Come diceva un’amica, Holly Tattanelli, dopo un exploit il giorno dopo è come un altro e bisogna tornare in campo a far cestini. Ovverosia: non siamo diventati i padroni del mondo e da dopodomani il cammino del tennis italiano torna in salita e non vorrei che questo risultato nascondesse le magagne (leggi: non abbiamo ricambi decenti nel giovanile).
Io, che sono dopo tutto uno storiografo della letteratura, vorrei invece fare cosa più utile nel graduare in una classifica i cinque più grandi eventi del tennis italiano postbellico, e sentire se siete d’accordo:
- Come è ovvio questa finale Pennetta-Vinci è il più grande risultato di sempre nella storia del tennis italiano sinora. Il punto più alto della parabola. Comunque vada a finire. Dovesse vincere la Pennetta, Flavia si isserebbe alla pari con la Schiavone come la più grande nostra giocatrice all-time. Vincesse la Vinci no: Roberta rimane la più intelligente, la più duttile, quella che ha più capitalizzato avendo mezzi tennistici puri inferiori.
- Il secondo più grande risultato del tennis italiano sono per me i due Roland Garros di Pietrangeli (e l’aggiunta di due finali perse!). Nella stima generale rimane superiore a Panatta come migliore giocatore italiano all-time. È durato di più e ha vinto di più.
- Terzi a pari merito Panatta e Schiavone per aver vinto il Roland Garros: così perché Panatta ha vinto anche Roma e Schiavone no, pur avendo Francesca raggiunto e perso la finale parigina una seconda volta (quando incidentalmente un punto a lei rubato poteva riaprire il match).
- Le vittorie nelle Fed Cups, probanti perché contro squadre forti contro singolariste anche proibitive.
- La vittoria della Coppa Davis nel 1976: che metto al quinto e ultimo posto per il poco valore degli avversari cileni e una vittoria sugli aussies che avevano all’epoca una squadra di brocchi.
Mi piacerebbe sentirvi….
1 comment
I bookmakers offrono Pennetta a 1,38 (38 cent. di vincita per ogni dollaro) mentre la Vinci è data a 3,05 (2,05 di vincita per ogni dollaro puntato). Quindi:…. Vinci.