Proprio così: i giocatori si dividono rispetto all’erba in a) avvantaggiati; b) quelli a cui non fa né caldo né freddo; c) danneggiati. In fondo il torneo di Wimbledon è il più difficile da preparare perché sull’erba si gioca un solo mese all’anno, e prima ci sono un sacco di tornei sulla terra e sul cemento anche se tre o quattro sono preparatorii: ma bastano? I giocatori, è altrettanto vero, sono grandi professionisti e si adattano nel tempo di 24 ore a tutte le superfici; epperò alcuni vanno a Wimbledon perché noblesse oblige o altri lo snobbano perché non vale la pena tirare fuori dagli armadi le magliette tutte bianche, tirare una decina di racchette con tensioni diverse ed effettuare la preparazione mentale, fisica e tecnica per un torneo che può durare una settimana se sei fortunato.
Per tornare alle tre tipologie che ho illustrato: gli avvantaggiati, nomi a caso, sono Seppi e Giorgi, come lo erano sino a ieri Pironkova e Paszek o anche Lisicki: o anche Bolelli. Ovvero giocatori che fanno poco o niente, o sono normali, su terra e cemento e capaci di exploits sull’erba. Quelli a cui l’erba non fa né caldo né freddo sono gente come Federer e Serena: dall’alto della loro classe e del divario fra loro e gli e le altre non c’è o non c’era superficie che tenesse e vincono e vincevano sempre. Tra i danneggiati metto la Errani, mai protagonista sull’erba e anzi vittima di disfatte storiche (Shvedova). Anche Fognini, l’ineffabile Fognini, che sta diventando un buon doppista, sull’erba rende un 30% in meno del suo già scarso potenziale. Naturalmente gli anni passano per tutti così come lo stato di forma. E Paszek e Pironkova sono in ribasso, ma andiamoci a ripassare cosa hanno fatto negli anni passati a questo torneo.
La morale di questo discorsetto è che a Wimbledon è forse più facile statisticamente che vi siano delle sorprese e anche delle sorpresone che in altri tornei più regolari e dai match più controllabili: torneo insomma dove il detto del grande Sauro, conoscitore come pochi degli andamenti del tennis, sembra smentito: che cioè “ni tennis unssinventa nulla”. Invece a Wimbledon è possibile inventare, e soprattutto mettere a frutto una dote necessarissima in questo sport, e che è la duttilità. Isolo solo due risultati a riprova, ma di queste sorprese autentiche o relative ce ne sarebbero da commentare tante.
Il primo è quello della Ostapenko classe 97 – quindi della banda ormai numerosa delle 97 che mordono la coda alle più anziane – ai danni della Suárez Navarro: non l’ha battuta ma stracciata (6-2 6-0). Magari la Carla non stava bene. Un mio piccolo vanto è di aver seguito passo passo questa promessina, la lettone, sin da quando vinceva quindicenne l’Avvenire sulla Pairone (ahimè le nostre si fermano e le altre le sorpassano). Era bassettina questa Jelena e non si sapeva come facesse a tirare: ora te la vedo alta 1.78! Non importa che Jelena abbia poi perso al II turno perché aveva di fronte un’altra emergente, la divina Kristina Mladi (ricordate Marina Vlady? slave entrambe): eppure le ha strappato un 6-4 7-5. Il secondo caso è come ovvio la vittoria di Brown su Nadal. Altro merito del Marucci è aver segnalato molto tempo fa questo giocatore, visto non ricordo più dove dal vivo, e di cui dissi del fisico straripante e della potenza non comune. Nadal è un danneggiato dall’erba, dove non ha mai fatto sfracelli anche quando era Nadal. L’erba è lapalissianamente la superficie su cui ha vinto di meno. E ora vince ancora di meno e cioè perde. Essendo non più quel cannibale onnivoro di cinque anni fa. Anzi se tendi la mano ti fa volentieri la carità.
Chiudo con una immancabile nota sul giovanile. È di ieri che mentre Mosciatti è in gara nelle quali di Wimbledon stesso, Jessica Pieri ha perso in tre set da una greca e il torneo non lo disputa. Turati ha dato forfait a quanto ne so e avremo in gara Torelli, e Samsonova se supera le quali. Credo che Jessica giocasse per la prima volta sull’erba in vita sua, e comunque non mi risulta abbia fatto preparazione specifica su questa superficie che a lume di naso non le si addice. Valeva la pena? In tal modo si è giocata la presenza al 25 mila ITF di Torino dove risulta withdrawn. Da un mese abbondante non giocava tornei. Mi pare una programmazione tutt’altro che felice, dovendo Jessica battere il ferro sinché caldo, e cioè giocare tornei credibili il cui numero sta però ormai diminuendo: e Torino è piuttosto ghiotto. Turati ha, forse saggiamente, saltato Wimbledon dove entrava in tabellone ed è iscritta infatti a Torino. Mi si obietterà: la poesia delle quali e magari del main draw di Wimbledon, il più fascinoso torneo del mondo, cosa non si darebbe per raccontare ai nipoti questa esperienza unica!