Martina Trevisan ha fatto suo come previsto il 10 mila di SM di Pula stamattina: ma questo risultato, che avremmo salutato un anno o anche sei mesi fa con sperticati elogi e ripetuti hurrah, ci lascia un po’ indifferenti oggi come oggi. Dice insomma che Martina è attualmente piétinante sur place, non si smuove dalla sua classifica n. 507, non fa risultato nei tornei sopra i 10 mila, e le prime 400 WTA sono off limits. Tra l’altro ha regalato oggi un set, il secondo, alla avversaria che le sta dietro 200 posti in WTA. Cosa sia necessario per acquisire maggiore competitività non lo so. Basti ricordare, per quel che conta, che Martina è di due anni più giovane della Halep, a cui assomiglia nel fisico e per colpo d’occhio, avendo la stessa naturalità di colpo anche se non forse la stessa resistenza e la stessa audacia. Certo: la Halep appare più compatta e un po’ più…densa. Forse la differenza sta qui: che la Halep non ha mai interrotto la carriera e Martina ha smesso per tre anni. E quei tre anni (dai diciassette ai ventuno) erano e sono fondamentali per la crescita di una giocatrice. Ma la stagione entra ora nel vivo, e sono cruciali i mesi che vanno da ora a fine agosto. Dunque guai all’appagamento, e ad adagiarsi nella comoda area dei 10 mila.
Che strage a Milano, dicevo, e intendo Bonfiglio. Soprattutto in rapporto al quantitativo ingente di forze messe in campo: forze verdi d’accordo, e trattandosi di italiani e italiane, verdissime (e cioè considerando il solito ritardo con cui maturiamo e la nostra scarsa precocità). Insomma è stato come gettare in mare senza salvagente chi non sa ancora stare a galla. Fate voi i conti e le percentuali tra iscritti alle quali e i quattro emersi al main draw.
In ordine sparso tra i-le perdenti già al secondo turno: Peoni schiantata al terzo set, Stefanini stoppata di brutto da tale Paigina anche più giovane di lei; Zanatta ancora acerba non raccoglie un game; Lioi anche lei battuta e Chinellato ahimè cede 6/4 al terzo forse rientrante dopo uno stop ma insomma deludente; Chiesa (quella del 99, non la Deborah ormai “vecchia”) stessa sorte come Bronzetti. Al terzo e decisivo turno sono arrivate le sole Piccinetti e Urelli Rinaldi. Quest’ultima racimola solo un gioco ma facendo bene ai primi due turni; e la sorpresa è Piccinetti. È lei l’unica italiana sopravvissuta e va in main draw! Prova maiuscola e incontro riacciuffato quando prendeva una brutta piega (in due casi, primo e terzo turno). Dunque: seguiamo d’ora in poi con fiducia ed estremo interesse questa Piccinetti, ennesima toscana, senese mi pare e buona scuola.
Segnalo per il resto il caso curioso della croata Ena Babic: costei senza scomporsi, avendo piantato le tende in Italia da mesi, ha battuto e anzi abbattutto da Firenze in avanti, come una mitraglia, tutte le italiane che ha trovato sul suo cammino: a Salsomaggiore per esempio in successione Cocciaretto, Rossi e non ricordo più chi. Qui a Milano puntuale Sema e Catini. Le lascia magari andare avanti, le illude e poi le trafigge.
Fra i maschi? Ci siamo assicurati anzitutto un ingresso grazie a un derby Guerrieri-Mora, beninteso due giocatori che si sono meritati questo spareggio. Mora lo conosco benissimo e l’ho commentato spesso su queste pagine. Chi mi segue sa del mio tifo “cieco” per Guerrieri, anche se non l’ho mai visto all’opera, ma i suoi risultati parlano da soli. Mora è anche in un momento non di picco del suo rendimento, ovvero di appannamento. Ha prevalso appunto Guerrieri e abbastanza facilmente: diciamo anzi sottovoce che ha stracciato Mora. Alexander Weis, che segnalavo già da Salsomaggiore, gioca assai bene a tennis benché non sia più di primo pelo (classe 97) e ha affrontato un croato dal nome molto minaccioso, Gojo (mi ha cioè evocato la battuta “in do’ cojo coio”). Weis ha lottato nel primo spuntandola e ha sprecato un vantaggio nel secondo che ha fatto suo al tiebreak: anche a lui complimenti. Il terzo italiano è Tinelli, giocatorino che fa quasi sempre il suo dovere e se c’è da raccogliere doni dall’avversario non si fa pregare.
Bilancio finale dunque: una femmina e tre maschi al main draw. Certo, torneo massacrante di quali, e tre turni in 36 ore per sedici-diciassettenni sono un eccesso, o forse no, vista la preparazione attuale esasperata di tutti i giocatori, dunque in teoria abituati alle maratone. Comunque molti i casi di sconfitte di nostri, piuttosto nette, al terzo: diciamo un crollo.