Questo profilo mi permetterà un Amarcord del tennis brasiliano anni 60 e oltre, e anche un giro di orizzonte sul suo stato attuale. Ma prima notizie su questa giocatrice. Di cui ecco la prima foto (Firenze, 2015) che devo alla gentilezza, per l’ennesima volta, dell’amico Piero: dunque questa e la successiva sono opera di Pierocamel, instancabile sui campi e sempre con il sorriso sulle labbra e la battuta pronta.
Ho visto per la prima volta giocare Karolayne l’anno scorso 2014 ancora a Firenze. Giunto nelle quali al campo otto sapevo che si affrontavano Di Carlo e lei, ma non chi fosse chi, essendo entrambe brune e scure di capelli. Poi da uno spettatore a bordo campo ho appurato. Purtroppo Karolayne non vince molto, ancora, ma è tenace e cocciuta. Quella volta perse dalla Di Carlo e anche quest’anno – e la foto vi si riferisce – ha perso nelle quali stesse del torneo fiorentino dopo avere eliminato al terzo la Zanatta di cui ho parlato qualche post fa. Non sto a dirne la storia perché la saprete. Sta in Italia, pur essendo brasiliana, ed è figlia di un certo, famoso brasiliano. E’ di carattere quieto, non un urlo o un getto di racchetta. Interiorizza tutto, non fa una piega se fa il punto o lo subisce. Direi il suo colpo principale è il rovescio a una mano, ma non di quelli frustati e veloci. Un colpo golfistico, preparato e tirato con movimento basso-alto molto ampio, senza anticipo pronunciato anzi attendendo che la palla si abbassi: ne nasce un colpo molto parabolico e un po’ carico di spin. Ma ecco un’altra foto sempre opera di Piero Cammelli:
La giocatrice sembra determinata e fa anche i tornei 10 mila ITF e prima o poi risultati e classifica arriveranno.
Dicevo del tennis brasiliano e rilevo il suo momento non felicissimo dopo aver espresso campioni notevoli decenni fa. E’ di poche ore fa la notizia che a un torneo di Bogotà la Schiavone ha perso dalla Teliana Pereira che è attualmente la migliore brasiliana in WTA, pur essendo ben dietro e ormai ventisettenne. La Schiavone ha una tempra di acciaio e ormai raccoglie pochissimo eppure tira avanti: Tirem innanz come disse quel patriota milanese. Brasile? Ci sono giocatori attivi, dico maschi, e parecchi, ma il solo abbastanza noto è Bellucci, il quale è uno di quelli che se non lo conosci e ne vedi uno o due scambi dici subito: questo sbanca ed è il campione del domani. Sarà perché a me piacciono i mancini. In realtà Bellucci perde più spesso di quanto non vinca. Strano che i brasiliani, che sono i migliori al mondo negli sport di palla, siano nel tennis così in crisi. Dicevo dei miei ricordi: c’è una pagina Wiki che li elenca questi brasiliani del passato, e a molti che come me hanno qualche capello grigio tornerà alla mente qualche gloria passata. Maria Bueno ho l’idea che sia stata la più grande tennista in assoluto del Brasile maschi-femmine: pur essendo nata sulla terra battuta ha vinto due Wimbledon! e tre Forest Hills (così si chiamavano gli US Open): un carrierone. Certo i più giovani ricorderanno almeno il fenomenale Guga Kuerten dal rovescio inarrivabile e che si aggiudicò tre Roland Garros. Ora riguardando quella lista di brasiliani mi passano davanti tanti giocatori che ho visto dal vivo, come Barbosa dal fisico a grissino e con testa piccolissima, il biondino Kirmayr che giocava con una Kneissl che volevo comprare, Cassio Motta che sembrava davvero la pubblicità dei gelati tanto era grassottello e bianconero come un …pinguino. In realtà voglio qui ricordare due brasiliani un po’ precedenti. Uno era Mandarino che giocava ai tempi di Pietrangeli. Uno con quel nome non credevo potesse essere un giocatore credibile, e invece dava del filo da torcere. Il giocatore che ricordo meglio è però Thomaz Koch: lo vidi dal vivo a Senigallia dove feci da Rimini diciottenne una trasferta epica per assistere poi a un match di Panatta che aveva appena messo la testa fuori e giocava ancora con il rovescio in back e il servizio lo tirava piano…. Comunque ho ancora negli occhi soprattutto il match di Davis non ricordo più di quale anno nel caldo torrido di Macejò e un tifo infernale. Se non vado errato perdemmo, 3-1, era l’epoca di Camporese, Cané e Nargiso. L’eroe fu un certo Jaime Oncins biondissimo, di cui non si sentì più parlare nel giro di qualche anno.