Dunque conclusi i primi turni al Bonfiglio e per noi un rapporto di 7 a 13 tra vincitori e perdenti su 20 iscritti tra tra boys e girls: fate voi, e cioè dite se è bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Sono sincero, a me pare mezzo vuoto. Comunque i superstiti potranno farsi valere, perché no? Glielo auguriamo forte. È vero che anche altre nazioni non cantano vittoria, e destano scalpore le sconfitte di candidate non solo a far bene ma anche al titolo, come Jokic, Serbia, Fett, Croazia (non si crede ai propri occhi: 6/1 6/0!) e Ostapenko, Lettonia. Certo bene per ora Turati con una tds, Brescia senza problemi, e belle, onorevoli difese di qualcuno-a, come Chinellato, Sartori, o Mora o anche Moroni. Ma anche fuori una 1996 che gioca già e fa anche risultato nell’ITF senior come Colmegna, e fuori con cappotto Hofer; dentro per il rotto della cuffia Lombardo, Turchetti e Roncalli (match quasi perso e riacciuffato per ritiro dell’avversario). La ennesima sorpresona negativa di oggi è Baldi che perde con un qualsiasi Valero.
In realtà questo Bonfiglio, come altri tornei di valore, dimostra che non siamo competitivi affatto in ottica Junior internazionale. E basta vedere le classifiche, oltre che i risultati torneo dopo torneo. Berrettini e Turati hanno sì vinto un Grade 2, e nei Grade 2 e a scendere possiamo anche piazzare semifinalisti e quarterfinalists. Ma i Grade 1 e A sono terreno proibito. Vediamo meglio e notiamo che il solo Quinzi sta entro i primi venti del ranking maschile, ma non fa più e forse non farà più tornei junior. Baldi è n. 27, ma è già fuori come detto. I primi dodici italiani del ranking sono quasi tutti 1996 e cioè a fine attività junior: il solo Pellegrino è 1997, e buoni rincalzi ma rincalzi sono Bonacia e Moroni. Nel femminile entro le prime 12 abbiamo delle 1997 e 1998 ma già la seconda in classifica è oltre il n. 100, e la dodicesima è n. 387.
Qui al Bonfiglio non dico c’era tutta la crema del giovanile internazionale ma un buon 50-60% sì: e l’Italia esce ridimensionata. Non vedo come si possa essere ottimisti in proiezione futura con questo movimento tennistico così povero. Né riesco a capire, ed ecco che arrivo al mio titolo, perché molti giocatori e molte giocatrici in cosiddetta ascesa non siano venuti-e a giocare questo torneo. Passi appunto Quinzi. Baldi è purtroppo ormai come quegli scalatori temerari del Giro alla tappa del Mortirolo, che fanno uno scatto al primo chilometro e poi si piantano. È partito troppo presto, si è programmato in maniera titubante, giocava insomma meglio due anni fa. In realtà vorrei tirare le orecchie a Cutuli, Bonacia, Chessari, Ramazzotti (ma un po’ meno), per non aver cercato nemmeno le qualificazioni. Nel femminile vorrei sapere – ma certo, possono essere infortunate – come mai Paolini almeno e Gariglio non siano venute. Disperse sono anche tre giocatrici che erano promettenti: Zerulo, Pera e Ginocchio. Questi Bonfigli sono occasioni d’oro per fare esperienza. E queste assenze andrebbero spiegate, sennò si rimane un po’ interdetti e si comincia a pensare a chissà cosa.
Se tanto mi dà tanto il turnover a livello senior sarà molto problematico di qui a qualche anno: è vero che per un Seppi in declino stiamo trovando Cecchinato e Giustino e Travaglia, forse e non è detto. Nel femminile tra poco rimarrà la sola Errani in prima linea e non per tanto, anche se da dietro irrompe la Giorgi, e se si fanno la Burnett e la Barbieri. La consolazione è che non tutti quelli e quelle che vincono a mani basse a sedici anni arrivano poi puntuali a vincere e far bene in ATP e WTA. Secondo: la carriera è lunga oggi, e va tenuto conto delle velocità di crescita e di sviluppo anche solo atletico-muscolare, e dei famosi margini di miglioramento. La razza italiana non è precoce a tennis, lo si sa, e notavo qui giorni fa che non si ricordano giocatori e giocatrici italiani che abbiano fatto exploit senior ai diciotto anni come americani, slavi, cechi, svizzeri, russi, ecc. Nel tennis è dunque possibile, se non raccomandabile, non partire a razzo, perché c’è il pericolo, documentatissimo, di fermarsi presto. Terzo: lo stellone italico. Non ci sono campioni e campionesse all’orizzonte sotto i diciotto anni, e forse nemmeno un-una top 50; poi però per magia qualcuno e qualcuna non pronosticati spunta sempre.
Finisco, ma a riprova voglio ribadire il bel tennis, per ora visto soprattutto su Youtube, di Markéta Vondroušová: tennis danzato, piumato, benché anche potente, che mi ha ricordato quello della sua connazionale Nicole Vaidišová. Perché lo dico? Perché rileggendo posts su di lei su Internet si dice che ha smesso l’attività agonistica per “evidente perdita di interesse nel tennis”. Domani, presumo, quello scontro al vertice tra due tra le migliori al mondo del 1999, credo, lei, la Markéta, e la Bellis. Frattanto il doppio delle sorelle Pieri (e si è rivista Jessica giocare dopo l’infortunio) ha perso 6/3 6/3 dalla corazzata spagnola, con una delle componenti la Bolsova tds. n. 1 nel singolo girls, quindi non è un risultato deludente. Al secondo set le due sorelline lucchesi conducevano 2-0 ma si sono fatte rimontare e risucchiare.