Per chi ancora non lo sapesse nella prima giornata a Firenze abbiamo oggi ormai già perso al femminile Hofer e Torelli, tra i nomi di spicco, mentre ancora i grossi calibri devono entrare in campo al maschile, dove anche per via di derby fra connazionali sono passati fra gli altri Carli, Turchetti, Bonacia (buona impressione: e si dice Bonàcia, me lo ha detto lui in persona), Mosciatti e Tinelli. Non è ecatombe, ma sono caduti però Fonio, ritiratosi a due passi dalla zona calda al terzo e non ne so il motivo, Dalla Valle (scalpore!), Calvano (poco atletico e solo rimettitore: con un gioco così non farà la minima strada), l’“epilettico” Lulli, giocatore da rivedere all’opera, il debole Cortecci wild card senese, e inoltre Ferrari e Mora.
Al femminile batte un colpo Dalma Gálfi, magiara, carina a vedersi quanto micidiale a giocarci contro se ti azzardi ad accorciare un colpo. Domani vedo la Schmiedlova e vi so dire; anzi si vedranno tutte e poi tutte, e come si dice al Giro ci sarà una tappa selettiva. Sopravvivono Lucrezia Stefanini e Chinellato, fuori tutte le altre. E anche al maschile si darà una bella smazzata con la discesa in campo delle teste di serie.
Prima di parlare di Georgia Brescia, un discorsetto su Hofer, Mordegan e Torelli. Hofer ha la attenuante – il match perso era largamente alla sua portata – di un infortunio alla coscia destra che avrebbe indotto altre al ritiro dopo il primo set. La tetragona durezza altoatesino-tirolese ha voluto che restasse eroicamente in campo. Sono sincero, non ho mai straveduto per questa giocatrice, che però ha vinto l’anno scorso cospicuamente, proprio a partire dal torneo di Prato che scoccherà ai primi di maggio. A certi giocatori devi dare una tisana, ad altri del caffè: la Hofer sembra, dico sembra, sempre un po’ torpida e fuori dal match. O forse è solo di ghiaccio. Per i ritmi del tennis di oggi mi sembra che accompagni troppo il colpo, che esce dalla racchetta troppo vellutato, anziché, come si dice, colpire e cioè frustare. Posso sbagliare.
Era la prima volta che vedevo dal vivo Federica Mordegan. Per il suo gioco ticchettato e inoffensivo mi ha ricordato due giocatrici. Una si chiamava Valeria, era veneta come la Mordegan, magari veronese, purtroppo non ne ricordo il cognome. [Postilla di stamattina 16 aprile, ore 7.30: la notte ha portato consiglio: Valeria Detogni, mi sa scomparsa di circolazione, giocava sempre vestita di blu]. Mancina, del 1993, partecipò a Firenze e Prato, e mi ero intestardito a dirne che serviva tè e pasticcini come una brava cameriera. L’altra giocatrice a cui Mordegan assomiglia di fisico e di gioco è Giulia Pairone: squisita cortesia di entrambe, che sembrano dire all’avversaria: prego, si accomodi.
Beatrice Torelli l’ha combinata bella: la cosciuta russettina era alla sua portata, amplissimamente, e lei invece era svogliata e svagata. Io mi sono esposto spesso per la Torelli, ma debbo ammettere che non ho riscontrato alcun progresso rispetto all’anno scorso, anzi scadimento se questo è quanto. Ho in mente il partitone dello scorso anno qui a Firenze contro la Fett.
A Georgia Brescia ho fatto alcune domande grazie alla squisita cortesia del suo allenatore Gonzalo Vitale, che mi ha chiesto l’altro giorno al bar se ero per caso io quello che scriveva tante cose azzardate e presuntuose su questo Blog. Siamo saliti, per farla, sul terrazzino della sala stampa del Circolo. Approfitto per dire che da lì, che sciocco sono stato a non pensarlo, si gode una visione totale dall’alto degli incontri in corso su tutti i campi: l’ideale.
A Georgia ho chiesto di cosa si aspetta dal torneo, e mi ha detto che si sente carica e in gran forma: anzi un’altra giocatrice, rigenerata rispetto all’anno scorso, quando perse una epica battaglia con la Chiesa. Spostandomi agli inizi della sua carriera: non fu forse danneggiata dal battage che fu fatto quando quattordicenne fu sbandierata come la promessa assoluta del tennis italiano alla vigilia di un Bonfiglio? La nostra, alla domanda, ha tirato fuori le unghie, ricordando piuttosto gli allenatori passati che non hanno saputo portarla a dare il meglio di sé. Cattivello, gli ho ricordato che il suo tallone di Achille era la scarsa resistenza, e nel singolo match quando andava al terzo o si protraeva, e nei match finali del torneo stesso. Gonzalo assentiva, ma Georgia ha assicurato che con il nuovo allenatore questo problema è del tutto superato.
Mi è parso idilliaco, e assolutamente armonioso, il rapporto tra Georgia e l’allenatore Gonzalo: come un secondo matrimonio felice dopo il primo malauguratamente fallito. Avevo altre domande in canna, sarà per un’altra volta. Domattina tutti a seguire il suo match alle 9.30 contro Susan Bandecchi, Svizzera italiana, giocatrice di muscolatura, ma battibile.