Le notizie sono ancora fresche, anzi in un caso freschissime, e di qualche ora fa.
Il primo oggetto di questa “articolessa” non può che essere da parte mia la soddisfazione di aver previsto – ancora una volta! – che Camila se la poteva giocare con la Sharapova a Indian Wells: leggete il post subito sotto. Sennonché invitavo anche alla calma e a moderare l’euforia, ché nel tennis è anzitutto molto facile e riscontrato, per statistica, che chi oggi fa un partitone domani può perdere, e ciò si è verificato. Sgradevoli gli articoli del sito della FIT che inneggiano ed esclamano che è nata una stella. Flavia vive un momento magico e lo ha fatto poi rivedere ieri notte con la Stephens, ma chi batte la Sharapova, anche se la russa non è magari al 100%, non può ovviamente prenderle da un’altra con quel punteggio.
Però non si può che ribadire che qualcosa nel gioco e, soprattutto, nel rendimento di Camila è cambiato in positivo. E quindi siamo qui e sono io qui a dover ammettere che la sosta invernale ha portato finalmente un salto di qualità. Se non veniva erano guai seri. Dico qualche vittoria importante e in fila. Risultati erratici Camila li aveva già fatti, ma a quasi 24 anni rischi di smarrirti se non carburi e non ti stabilizzi a livelli medioalti. Rischiava la nostra di demoralizzarsi dopo tre o quattro anni di magre a volte cocenti e di qualificazioni non centrate, let alone primi turni subito out. Merito va a Tirrenia, se non altro per mancanza di prova contraria. Non si dice bene in giro, anzi malissimo, di questo centro. Tempo fa lessi un’intervista di Fanucci che sparava a zero contro, ovviamente perché rappresenta la sua concorrenza e forse voleva dirigerlo lui: Fanucci frattanto combina poco e parla molto, non avendo che io sappia, in quella cattedrale nel deserto che è l’Ugolino, veri e propri giocatori in mano da futuro promettente o certo. Ad ogni modo Camila si è irrobustita di fisico (non una gran cosa purtroppo), e vedo che ha aumentato la velocità della prima di servizio; i fondamentali li ha tutti tolto il gioco di rete. Il curioso è che con la Sharapova l’ho vista tenere e giocare in difesa, o di contenimento! E che male c’è?
Bene, passo alla seconda parte di questo post dedicata a Tatiana Pieri. In inglese si dice un bathos. Beh questa quindicenne (classe 1999), che chi mi segue sa che io seguo da un paio di anni o tre, è in semifinale a un 10 mila dollari in Sardegna: oltre ad aver superato le quali ha messo sotto la tds n. 2 in due set tirati, indi al terzo una tedesca intorno al 500 WTA e pochi munuti fa ha severamente estromesso, 6/4 6/0, Beatrice Lombardo: eloquente, no? C’erano in questo torneo parecchie promessine del nostro tennis quali Chiesa, Brescia e soprattutto Matteucci, che si poteva pronosticare vincitrice del torneo in quanto giocatrice in inarrestabile ascesa da qualche tempo, e convocata anche da Barazzutti in USA. E invece no, l’eroina è lei, Tatiana. Scrivo oggi, prima di attendere la semifinale domani, dove potrebbe anche rifare il colpaccio e… non porsi limiti. Ho seguito il match in diretta live sull’ottimo sito ITF e posso cercare di indovinare qualcosa. Ma prima debbo anche dire che questo bugnolino nero, che pesa sì e no 35 chili, è la verifica per ora, e il premio, della tenacia artigianale italica. Sentivo l’anno scorso dicerie di corridoio, e cioè che se non avesse fatto un cambio di passo, affidandosi ad allenatori professionali e a tutto il contorno di persone al seguito dei giocatori oggi, Tatiana si sarebbe arenata; e si citava l’esempio della sorella Jessica, anche lei vincitrice della Lambertenghi ma per qualche mistero, dopo aver dato dei bellissimi segnali (classe 97, del resto, e può fare ancora), è per ora affogata nell’anonimato. Tatiana figura allenata (a Lucca, credo) dal padre, Ivano Pieri, maestro di tennis. Che per fare qualcosa di importante oggi ci vogliano strutture adeguate, attrezzature e personale specializzato al seguito (oltre che fior di quattrini) appare assodato: ma di organizzazione si può anche perire, e non vedo più giocare, magari è un caso, ragazze come la Pairone e la Gariglio, che già da tredicenni hanno avuto tutto l’entourage richiesto.
Ora Tatiana è dunque il frutto di questo stadio ancora felicemente artigianale del tennis. Spero non faccia da oggi solo ITF senior e che venga a Firenze e Prato a fare i giovanili e a farsi vedere. Non la vedo in campo dall’anno scorso, quando mettendo tra i pro la grinta, la tenacia e l’acume tattico, non potevo non notare a Firenze, tra i contra, seri limiti per allora muscolari e anche purtroppo tecnici. Il fisico certo non lo puoi cambiare, ma lentamente ti puoi irrobustire, e i colpi si possono rivedere e radicalmente mutare. Tatiana aveva allora una carenza assoluta e vistosa nel servizio, poco potente nella prima e appoggiato senza rotazioni nella seconda. Il guaio, notavo, era che non aveva la snodatura necessaria di spalla per servire efficacemente, vecchio problema delle donne ora ovunque risolto. Servizio dunque, come si diceva tempo fa, volleizzato. Anche i fondamentali, se sono quelli dell’anno scorso, vanno registrati. Vedendo come andavano i punteggi oggi a S. Margherita, Tatiana faceva più fatica a tenere i suoi games che a strappare il servizio alla Lombardo. La quale è in eterna ascesa ma non arriva mai in cima. Forse il primo set Beatrice poteva vincerlo, perché quasi tutti i giochi sono andati ai vantaggi e ha avuto svariate palle game non sfruttate. Ma nel secondo ha mollato e ciò preoccupa. Ripeto: non c’è che da gioire se Tatiana, inesperta di tornei ITF, e con poco allenamento specifico, e solo di grinta e di tenuta, come credo, sta ottenendo questi ottimi e inaspettati risultati. Continuiamo a crederci.