Permettetemi di cominciare con la notizia seguente: questo Blog tre giorni fa ha fatto diecimila! Diecimila visitatori dal suo inizio. Aspettavo con trepidazione lo scattare del numerino da 9999 a 10000, pronto, come a San Silvestro, a stappare lo spumante. Non è un record di cui si possa andare fieri, se si guarda al traffico pazzesco e stratosferico che hanno Blog di, che so, star della musica e della politica, o dello sport, e di quanti altri sono sulla cresta dell’onda, o anche un po’ o molto sotto, e sanno però pubblicizzarsi un po’ meglio di me. Essendo io un tipo cui piacciono le sfide ho provato due anni fa a lanciarlo senza avere a disposizione Facebook (per scelta mia), che è un bel polmone per tutti, e mettendo in piedi quindi, dati gli argomenti, un sito di nicchia. Chi ci capita dentro vuol dire che cercava esattamente quello che ho scritto nei miei articoli.
Ho ricevuto le statistiche di fine anno 2013, ma non le riguardo e non le pubblicizzo. Mi pare di capire che la pagina di musica e i suoi articoli sono i meno letti: arrivare dopo pagine e pagine di Google al mio hashtag richiede pazienza, e lettori e cercatori assatanati. Sto cercando di lanciare due scherzose gare musicali, una di cello e una di piano, ma non riesco a suscitare interesse e nessuno mi dà alcun feedback. Scrivevo tempo fa articoli sui concerti della stagione degli Amici della musica della Pergola fiorentina di cui sono frequentatore abituale; ma affannarsi per quattro lettori è cosa priva di senso. Solo una volta l’Ufficio stampa degli Amici ha messo, bontà sua, il link al mio blog e quell’articolo ricevette un buon numero di visite.
In letteratura inglese Joyce e in sottordine Chaucer hanno in verità spopolato. Joyce ha polarizzato il mio interesse nel 2012 e 2013; a Chaucer ho dedicato, non faccio per vantarmi, due articoli che non credo nessuno abbia mai scritto, unici nel loro genere, e cioè un confronto tra il testo in middle English dei Canterbury Tales e la versione filmica di Pasolini. Una mia conferenza su Joyce, inedita, è stata suddivisa in quattro puntate: oltre a una bella quantità di articoli che toccano punti nodali dei suoi romanzi, senza seriosità e molto humour. Anche gli articoli sui mei Pentapoli e Il Michelin del sacro hanno avuto una buona frequentazione.
Informo qui in grassetto che, a chi premessero notizie sui primi due volumi della mia Storia della letteratura inglese, edita da Le Lettere, i volumi sono largamente in stesura: sto lavorando in questo preciso momento su Milton. Conto di finire a metà 2015, sicché entro la fine di quell’anno o agli inizi del 2016 i volumi saranno in uscita.
Venendo al tennis e al mio titolo, dopo questo preludio…metablogghistico. Voglio cioè osservare e constatare che si è sempre detto fino a ieri che siamo più forti nel femminile che nel maschile. Da oggi non più. Ho confrontato nelle ultime classifiche quanti giocatori abbiamo e quante giocatrici nei primi 200 posti ATP e WTA, e le deduzioni sono facili. Nel maschile abbiamo nove giocatori di cui quattro sono, è vero, “matusa”, ma cinque nel pieno delle forze; sette nel femminile con due veterane. Con un po’ di dietrologia si arriverà a dire che Fognini dal 14 attuale può solo salire dopo le ottime prestazioni sudamericane, e che dietro sono da registrare buoni risultati di Arnaboldi anche se meno bene ha fatto Cecchinato. Più sotto salgono inesorabilmente Quinzi, e soprattuto Donati, che in silenzio si attesta a 430 circa ATP. Soprattutto Fognini, e lo dico con piacere visto che l’ho spesso criticato, sta migliorando notevolmente in termini di controllo mentale del match (con tanto ritardo!), anche se per il momento l’Eldorado dei primi dieci è fuori portata, e ogni volta che incoccia in un top ten trova disco rosso, speriamo solo per ora.
Dicevo delle femmine in ribasso, ben ricordando che solo la Errani un paio di volte o tre, e la Pennetta per miracolo e puro merito, hanno messo di recente il naso oltre quarti e semifinali in tornei del Grande slam. Sara, a cui va reso merito per aver retto sulle spalle con la Vinci il nostro tennis femminile nei due anni passati, è appena scesa dal n. 7 al 10. Ho veramente paura, vedendola anche spesso incerottata alla coscia, che Sara sia in piccola ma irreversibile parabola discendente. Ha insomma dato, ventisettenne, tutto quello che poteva dare e di più non può dare. Gioca meno brillante che in passato, sbaglia un po’ di più, e il servizio è sempre lo stesso; oltre tutto da dietro salgono giocatrici con potenza devastante e disumana, o con mobilità sopraffina come la Halep. Aggiungasi: che la Vinci trentunenne è lei pure in un momento di magra; che Pennetta altalena; che Burnett non esplode e rischia di finire nella palude del 150 WTA; che Giorgi continua a non convincere (almeno me). Quest’ultima ha giocato bene in Fed Cup ammutolendo la Keys; poi però ha dimostrato ancora una volta di essere giocatrice inaffidabile, e che può perdere comodamente match sulla carta facili. Ultima considerazione: Errani-Vinci non sono nemmeno più il doppio numero 1 del mondo. Ma non mi ripeto, si leggano gli articoli che ho scritto già tempo fa sulla loro abdicazione che mi pareva imminente. Ecco perché parlavo sopra di inversione di tendenza tra maschi e femmine. Comunque i tornei che contano cominciano ora, e cambieranno fusi orari, superfici, meteorologia, e quant’altro, e tutto quello che diciamo (soprattutto di infausto) potrà andare a carte quarantotto.