Premetto la mia graduatoria di gradimento dei Grand Slams: 1) Wimbledon; 2) Parigi; 3) US Open; 4) Australian Open. I primi due li seguo con trepidazione; i secondi due li tollero e non mi entusiasmano. Mi scuso dell’apparente eresia, ma quest’anno il torneo americano mi è sembrato particolarmente noioso, e mi ha fatto venire un po’ di nausea. Seguirlo poi da Eurosport, con le voci insopportabili e saccenti di Luca Bottazzi e di quell’altro commentatore con la erre moscia è stato un supplizio. La mia proposta è che i Grand Slams si abbrevino di qualche giorno o anche drasticamente di una settimana: sarebbero più seguibili, e non vedremmo questa serie di interminabili maratone maschili, di cui una o due vanno bene, ma di più stancano.
Che voto prendiamo da zero a dieci ora che si può fare un bilancio? Mah, direi al maschile due, al femminile otto. Questo porterebbe la media generale a cinque.
Maschile. Fuori dal coro scrivevo tempo fa due post sull’euforia Fognini, dicendo proprio che il suo supposto salto di qualità, da tutti sbandierato, andava misurato agli US Open. Il nostro ha fatto sonorissimo flop, ma non va condannato: è sulla strada buona, basta che si sappia che non si diventa campioni nottetempo. Anche su Seppi mi autocito: è un poeta cui manca sempre un verso. Ma la sua annata è stata peggiore di quella 2012. Ha vinto e convinto di meno. Volandri e Lorenzi si rifugino sugli ITF per evitare altre brutte figure. Dietro è scappato fuori dal cappello magico Fabbiano, giocatore da tempo sotto osservazione, e che può saltare da oggi – essendo un classe 1989 – su uno degli ultimi treni verso i quartieri alti; sennonché vedo che ha poi perso da uno sconosciuto proprio ieri in un torneo minore. Comunque bravo Fabbiano per averci provato e aver perso da un campionissimo annunciato sfiorando la vittoria di un set.
Femminile. Sono stato stratifoso della Pennetta quando era n. 12 WTA anni fa e lottava con le migliori. Lo storico del tennis di domani dirà che la Pennetta ha inaugurato una fase nuova del tennis italiano nei primi anni 2000. A 20 anni se ne andava in capo al mondo a far punti WTA, ha vinto i primi tornei di valore medio di una italiana da sempre, insieme con la Farina; ha intelligentemente sedotto le compagne giuste di doppio vincendo parecchio e tornei di prestigio; e le Fed Cups vinte si devono per metà a lei. Standing ovation dunque e Oscar alla carriera. E contentissimo di averla data per prossima al ritiro, come anche certi giornali tempo fa, e quindi di esser stato cocentemente smentito da un torneo così maiuscolo. La sconfitta della Errani è meno disastrosa dopo questo exploit; ma è da dire che la Errani non è più la stessa dopo Parigi quarti contro la Radwanska, e l’ultimo torneo buono giocato da lei è quello madrileno di aprile. Dopo di che più bassi che alti, anche a Roma e a Wimbledon. Male in America prima di New York, a parte un discreto match, ma perso, contro la stessa Radwanska. Ma il sistema di gioco attuale della Errani mi pare giunto al capolinea. Il palleggio sostenuto rovescio contro rovescio ormai non dà più i risultati di un tempo e viene spesso bucata sul lungolinea; ormai si sa che dopo un po’ ti arriva una smorzata, e che soprattutto si può comodamente avanzare e smazzolare forte su prima e seconda. A mio modo di vedere la Errani deve cambiare tante cose nel suo gioco in futuro se vuole sopravvivere nelle prime 10. Critico soprattutto la sua evidente incapacità di provare a rivoluzionare completamente il suo servizio. Rigiocherà bene sulla terra? È da vedere, l’ultima prova palermitana è stata infame. Circa le altre: il voto alto è merito anche di Giorgi (ma vale quello che dico circa Fognini: passerà acqua sotto i ponti), e di Vinci, pure lei un Seppi cui manca sempre un verso. Di Schiavone non sono mai stato un vero tifoso, lo so è scandalo. Ora poi esagera, ma evidentemente è un po’ masochista e le piace perdere spesso 6/1 6/1.
Giovanile. Telegraficamente. Quinzi: non tutte le ciambelle riescono col buco. Farei basta col giovanile e ormai mi dedicherei ai tornei senior. Allarme al femminile: quasi tutte son restate a casa, ma avrebbero perso ben presto. Avete fatto caso che Jasmine Paolini è quatta quatta, ora come ora, la giocatrice con la classifica più alta WTA delle nostre 96? Costei era snobbata tempo fa, e non inclusa nel quintetto delle migliori della sua età. Vada vanti così, ma i mezzi tennistici non sono poi eccelsi, purtroppo.