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Il tennis (femminile) romeno ha un futuro

by Franco Marucci

Questo post è scritto sotto l’effetto dell’ascesa non inesorabile, ma ormai sicura e graduale di Simona Halep negli ultimi mesi; ma tiene anche e soprattutto conto del movimento romeno tennistico attuale,  che nel femminile, nel suo complesso, ha pochi riscontri in rapporto alle altre nazioni. La Romania ha tradizioni tennistiche ottime, ma risalgono a trenta e quarant’anni fa, e poi si sono a lungo spente. Tradizioni maschili peraltro, con i celeberrimi Tiriac e Nastase; per quanto io ricordi una “seconda linea” come Virginia Ruzici ai tempi di Evert e Navratilova.  Ora, come ogni paese dell’est soggetto in passato a una paralizzante dittatura, da tempo il paese punta ad autopromuoversi con lo sport. Ed è quindi un po’ strano che al maschile la Romania non abbia oggi assi e promesse conclamate (Hanescu ormai non lo è più). Ma al femminile questa nazione potrebbe tra poco diventare una potenza e partorire la campionessa, e una top 10 o anche 5 già dal prossimo Australian Open, o forse, perché no, anche dagli US Open.

Premuniamoci all’uopo di statistiche. Scorro i rankings WTA per vedere che la Romania ha due top 25 e in totale sei giocatrici entro le top 100. Niente di eccezionale, si dirà. Ma si controllano le carte di identità e si scopre che sono tutte sotto i 23 anni! Guarda caso l’altra campioncina, Sorana Cirstea, 23 anni, ha messo sotto Li Na due settimane fa a Cincinnati, e raggiunto la finale. Dietro è scesa un po’ la Begu, che è pure del 1990. Fuori delle cento è Dulgheru, di cui si parlava già come una promessa tre anni fa: ora è in lieve appannamento, ma è anche lei solo ventiquattrenne. In realtà l’eccezionalità del momento romeno si verifica da un altro dato che emerge dai rankings: fino al 1000 WTA si guarda alla data di nascita delle giocatrici e si notano in rampa di lancio  giovanissime ancora junior, quindi del 1994, 1995 e anche 1996. Avendo io seguito un po’ di tornei giovanili, ho visto alcune di queste strapazzare le nostre coetanee: dico gente come le Bogdan, e soprattutto Bara, Ducu e Csoregi. A Firenze giovanile tale Cristian, del 1998, fece faville; e una 1996, la Rosca, non fa vedere palla alle coetanee italiane ed è fra le migliori del suo millesimo.

Dunque va seguita con estrema curiosità anzitutto Simona Halep. La Cirstea al momento attuale adotta una tattica suicida: giocando solo di uno-due senza tenere e arrotare, o la va o la spacca (come su un piano diverso la Giorgi, che l’ha battuta a Wimbledon). Se e quando è in giornata Cirstea fa spavento, ma se non lo è prende cappotto. Diversissima la Halep. Confesso che avendola vista poco alla TV, a Roma non mi impressionò affatto, e ritenni il suo un exploit eccezionale, ottenuto con una specie di melina che, mi dicevo, non avrebbe funzionato con giocatrici potenti e di anticipo. Adesso si deve prendere atto che è una realtà. Direi a questo proposito che sono tre le tipologie delle giocatrici al momento: i pesi massimi, come Serena, con muscolatura e corporatura prorompente; le filiformi robuste come Sharapova e Azarenka; i pesi mosca o piuma come Halep, Errani o Strykova, e come soprattutto Radwanska. Halep non è come taglia diversissima da Sara, anzi sembra tirare addirittura meno forte e più piatto: impàri Sara dalla Halep a servire slice-piatto teso. Come ci diceva ieri il commentatore di Supertennis, sui primi 25 servizi Halep ha messo in campo 22 prime! E con le sue prime avvia in attacco lo scambio, quello che Sara deve invece avviare nove su dieci in difesa col suo deficitario servizio. Differenza: Halep avendo 22 anni ha notevoli margini di miglioramento; Sara, 26 anni, chissà. Dunque Halep è una regolarista offensiva, e ieri, forse perché in stato di grazia, non ha sbagliato nulla e ha soprattutto fatto ammattire la Kvitova. Halep va rivista in tornei lunghi Grand Slam, ma a  lume di naso rimane problematico farle il punto, e commette pochissimi gratuiti. E come i campioni di razza, Nadal e Djokovic, trasforma una situazione di difesa in una di attacco.

Ultima nota prima dell’avventura americana: Serena è meno imbattibile ora di due mesi fa. Ma non perché è scaduta di forma, ma perché, come avviene nello sport, all’imbattibile vengono studiate e prese delle contromisure a lungo andare. Ipotizzo che non sarà facile che vinca il torneo, e che qualcuna possa farle lo sgambetto.

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2 comments

Rufus K. Vasquez 31 Agosto 2013 - 14:38

Simona Halep, numero 64 del mondo, passata dalle qualificazioni e che ad oggi ha già recuperato venti posizioni in classifica. Simona Halep, “quella che si è fatta ridurre il seno”. Perché per chi bazzica la rete del web più che la rete dei campi da tennis, la ventunenne di Costanza è nota più per l’intervento subìto non appena compiuti i 18 anni che per i risultati in campo. Eppure, da juniores, ha vinto il trofeo Bonfiglio (uno dei più importanti al mondo dopo gli Slam, alla pari dell’Orange Bowl) ma soprattutto il Roland Garros. Sulla terra, insomma, ci sa fare. Poi l’intervento, per ridurre un seno abbondante del quale sarebbe andata fiera in altre circostanze ma era “un peso extra da portarsi dietro, e la carriera da tennista ha la priorità”. Detto-fatto. Simona patisce un po’ il passaggio tra i pro, ma gioca comunque 3 finali, una all’anno dal 2010, perdendole. Il suo 2013 è in crescendo, Roma la sta scoprendo e la semifinale con Serena da super sfavorita le farà sicuramente guadagnare la simpatia del centrale, solitamente schierato con l’underdog.

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francomarucci 7 Settembre 2013 - 9:23

Se non è una bufala quello che racconti, caro “Rufus”, ritiro parte della mia simpatia per la Halep. Effettuare un’operazione di riduzione o addirittura di taglio del seno, perché era “un peso extra da portarsi dietro, e la carriera da tennista ha la priorità”, è un codice etico che respingo. Anche la recente decisione di asportarlo per motivi precauzionali, di Angelina Jolie, la disapprovo. Si tratta a mio avviso di un brutto gesto etico, di una specie di doping al quadrato. È vero, il seno è un problema serio per le atlete nel clima agonistico esasperato di oggi quando le si studiano tutte con l’appoggio della scienza medica per aumentare la competitività. Di certo una giocatrice non farà nulla per aumentarselo, il seno, se madre natura glielo ha dato un po’ troppo grosso! Cioè nessuna farà chirurgia estetica, in controtendenza. Il seno si può ridurre o anche appiattire, e perciò si portano delle guaine sotto la maglietta che lo schiacciano per evitare che ballonzoli. Il risultato è che molte giocatrici esibiscono mammelline che sembrano ancora da età puberale: la Sharapova che ha vinto diciassettene Wimbledon le aveva un po’ più grosse, oggi ha poco da mostrare. E comunque ricordo che giorni fa Serena andava fiera del suo seno, il più bello e sodo in circolazione, ed è verissimo. Visto quello che vince è una bella pubblicità al seno naturale. Averlo grosso e tondo non è necessariamente un impiccio: vedasi nelle prime 15 Kvitova, Kerber, la ex Bartoli, e la nostra Vinci, giustamente spesso scollata, come dire: “questi sono i miei gioielli”.

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