I fatti salienti di oggi a Wimbledon sono appunto le eliminazioni dei due eroi dell’altroieri, Stakhovsky e Larcher de Brito. C’era da aspettarselo come congetturavo. E dire che hanno avuto un giorno intero per smaltire la sbornia e cercare di rimettere i piedi per terra. Non è bastato, e ne esce confermata questa regola, della prova del nove: che puoi fare una partita in trance agonistica prolungata, e ti riesce magicamente tutto con il concorso di un rendimento più basso dell’avversario in giornata no o di minore vena; poi la droga (dico in senso metaforico!) finisce il suo effetto e torni alla normalità del tuo valore e della tua classifica. Ripeto il detto del mio amico Sauro fiorentinaccio, “nittennis un ss’inventa nulla”. Fortuna che la Larcher ha perso dalla Knapp, che ha festeggiato con sobrietà teutonica e quasi incredula, incredula di aver battuto, per così dire per interposta persona, la Sharapova (ma la proprietà transitiva nel tennis non è mai affidabile). Naturalmente la Larcher è una ex promessa che non credo possa in futuro, e cioè da oggi, riprendere la scalata e qualsiasi scalata: è uno di quei casi di talenti precoci o di giocatori lanciati troppo presto nella mischia che poi non sbocciano e si fermano, per sempre: le auguro magari di no, mi sembra carina, simpatica, umile ed educata. Magari se la Knapp se ne accorgesse, essendo ormai estromessa la Sharapova, le si apre un’autostrada nel torneo, a cominciare dal prossimo match con la Bartoli. Con la quale cominciamo a parlare delle altre italiane.
La Bartoli ha vinto una partita che la Giorgi poteva fare sua o almeno prolungare. Ormai lo sanno tutti: questa ragazzina che si presenta con la gonna bianca di pizzo, e non fa una piega sia che tiri un vincente o che perda il punto malamente (né le ho mai visto fare il pugnetto, sempre impassibile), gioca in certi frangenti da top 10 lasciando ferma l’avversaria e facendole fare il tergicristallo con anticipi esasperati; ma ha un’intelligenza tennistica da decenne. Tra i suoi inconvenienti vi sono: scarse percentuali al servizio, eccesso di doppi falli, accanimento nella ricerca del vincente e incapacità del colpo interlocutorio e quindi di contenimento e di difesa; scarsa visione di gioco e soprattutto scarsa varietà nel colpo: sa in altre parole solo sparacchiare e in media al quinto scambio ti dà il punto se l’avversaria non sbaglia. A volte le si apre il campo e non ci tira; a volte l’avversaria è otto metri dietro la riga e lei rischia un altro vincente quando la smorzata sarebbe il colpo più naturale e sicuro. Scusate il mio debole per la smorzata. In più do ragione alla Reggi quando dice che con un padre a bordo campo che dà plateali segni di sconforto quando la figlia sbaglia… i padri, i padri. Il punto è che la Giorgi ha ormai ventidue anni, e l’anno scorso giocava esattamente così. Se tanto mi dà tanto…
La Pennetta? Buon sangue non mente. Piuttosto altre cadute eccellenti, come Kerber e Dimitrov. Dalle retrovie del femminile starei attento alla Robson, che vince e prosegue con una sicurezza disarmante, e allarmante.