Come gli affezionati lettori avranno notato ho staccato la spina del Blog da venerdì scorso, e ne dirò la ragione. E debbo a tutti un aggiornamento.
Ho dunque solo visto molto frettolosamente, anzitutto, i risultati del Bonfiglio, che avevo lasciato, un po’ tremebondo, con Napolitano, Baldi e Pairone in lizza. Hanno perso tutti e tre subito dopo, con il solo Baldi sconfitto assai onorevolmente dal vincitore. Abbastanza nettamente è uscito Napolitano, nettissimamente Pairone. Quest’ultima e le altre coetanee hanno per l’ennesima volta rivelato – anzi ormai straconfermato – di non essere competitive agli alti livelli: ora l’importante è non retrocedere oltre! È anche vero che la carriera non finisce affatto ai 17 anni, se Dio vuole, e ci si può riciclare, cambiando qualcosa del proprio gioco, rivedendo gli schemi, maturando mentalmente. Il noto proverbio dice che è inutile vincere a 17 anni, e che chi vince a 17 può perdere e perdersi a 20 e oltre (e soprattutto viceversa). Quanto a Napolitano, beh sapete tutti come la penso: cede le armi troppo facilmente in certe partite. Torneo comunque, vedo, falsato dalle rinunce.
Io in realtà ho trascorso quattro giorni a Parigi sino a ieri per i fatti miei, e i fatti miei sono stati anche comprensivi di un giorno al Roland Garros. Avevo prenotato le qualificazioni di venerdì, per vedere magari il turno finale della Burnett, che mi sembrava pronosticabile nel main draw, o in grado di giocarsela. Non solo non c’erano più italiani in lizza, ma ho poi scelto il giorno largamente peggiore per godermi il torneo anche solo nei suoi preliminari.
Il tempo è stato il più infame, il più freddo e piovoso che io ricordi di un torneo disputato all’aperto. Vi saranno state cinque interruzioni per pioggia con i teloni azzurri precipitosamente stesi su tutti i campi; sennonché poi si è giocato anche sotto una pioggia battente, fino al limite della scivolata nella terra ormai fangosa e cioè nella poltiglia. E io non avevo né l’ombrello né il cappellino! Accludo alcune immagini, partendo dai tabelloni che fissano anche la zona in cui avrebbe dovuto avanzare la Burnett, ma non è avanzata.
Detto questo, come forse sapete a Parigi vige dappertutto un clima pseudopoliziesco, e anche al Roland Garros i controlli sono rigidissimi. Come risultato, negli spogliatoi non si penetra né ci si avvicina, e molte zone sono open solo agli accreditati. Ho visto sì e no passare tre o quattro giocatori di grido: Makarova, Youzhny, Janowicz.
Di gioco giocato dico poco, ormai questi incontri che ho visto sono stati travolti dal torneo vero e proprio, e finiti nel dimenticatoio. Mi sono scattato un piccolo diario fotografico, che comprende Ormaechea, Kuckova, Falconi, Kania, Duque Marino, Beygelzimer, Pereira, Zhou, l’antipaticissima Strykova (“faster, faster”, al raccattapalle che le porgeva le palline troppo piano), e Vogt. Da ultimo la Schmiedlova, che mi sa sia la sorella maggiore della giocatrice finalista a Firenze.