Puntata a Prato

by Franco Marucci

Come vedete non sto facendo alcun report giorno per giorno da Prato. Per tre motivi. Il primo è che non sono un giornalista sportivo professionista, e nemmeno un tecnico o un allenatore, bensì solo un appassionato un po’ intenditore; e quindi devo lavorare… qualche volta, e questa settimana mi è capitato fra capo e collo un impegno che mi ha frenato i movimenti.  Il secondo motivo è che il torneo di Prato, che effettivamente schierava giocatori di alto e in qualche caso di altissimo livello negli anni passati, quest’anno è obiettivamente un po’ più debole. “In campo i big al 31° Torneo Internazionale Città di Prato”, titolava ieri il sito del Torneo pratese ripreso dalla FIT. Ma è una simpatica bugia. Qui i big non ci sono: basta guardare, come ho rimarcato l’altro ieri, il livello infimo dei partecipanti alle quali, e il range della classifica delle teste di serie del main draw maschile e soprattutto femminile. Appellarsi al numero dei top players di oggi che sono passati qui non costituisce naturalmente una garanzia a priori, ché i tornei non sono come i vini, e ogni anno arriva un’infornata (o una vendemmia) nuova. Quindi, voglio dire, non sono stato particolarmente stimolato ad andare a vedere gli incontri. Naturalmente non è colpa di Prato se, almeno in campo italiano, nel femminile ci sono state quattro o cinque defezioni eccellenti di nostre campioncine ora impegnate a Roma nelle pre-quali per gli Internazionali, e se tra i maschi mancano i nostri  migliori (non dico Quinzi, che questi tornei Grade 2 ormai li disdegna e li snobba, ma Baldi, Napolitano e soprattutto Donati). Mission impossible per tutte le femmine a Roma, ma a una chiamata del genere come ovvio si risponde.   Il terzo motivo per cui ho marinato Prato è che, vedo, ci sono poche visite a questo mio Blog di recente; e scrivere  e farsi in quattro per quattro gatti non mi vale la pena.

Comunque oggi pomeriggio Prato mi rimaneva di strada e vi riferisco quello che ho visto: le mie impressioni. Il materiale sarebbe tantissimo, ma mi soffermerò solo su tre o quattro incontri. Anzitutto alle 13.30 è uscito fuori per un’ora un bel sole, poi si è rannuvolato ed è scesa anche qualche goccia di pioggia subito cessata. Circa il maschile non direi che vi siano state sorprese. Fiutare il vincitore e scommetterci sopra è ancora troppo presto. Anche perché si deve di necessità vedere dieci minuti o anche venti di un incontro e scappare in un altro campo. Benché come dicevo sistemandosi nel punto più alto della tribuna nord, angolo destro, si possano seguire tre incontri in contemporanea.

Jacopo Stefanini - Foto Pierocamel

Jacopo Stefanini – Foto Pierocamel

Nel maschile il russo Khacianov ha disposto di un Candioli che ha ancora un’aria da naïf   e da giocatore poco strutturato, ma è molto buono negli spostamenti e anche nei contrattacchi; certo contro la corazzata Potemkin nulla da fare. Chessari ha vinto contro un polacco che si chiamava quasi Urca! Ed è riuscito a non sprecare, a tenere anche palla più a lungo: segno di miglioramento. Un Capecchi sotto tono non ha sfondato contro un peruviano filiforme ma molto agile, anzi ha finito per perdere. Il ragazzo è in serie negativa da qualche tempo.  Stefanini infine, nel match clou sul centrale, ha prevalso su un grazioso tunisino che nel secondo minacciava di prendere il largo. Di Massara dico più sotto.

Nel femminile ero, lo confesso, molto curioso: in singolo (completamento del primo turno) e in doppio erano di scena alcune che hanno fatto molto bene a Salsomaggiore, e volevo tastarne il polso. La Parazinskaite, n. 2, era opposta alla Stefanini, sister of,  la quale ha tutt’altro che sfigurato. La lituana però, almeno oggi, non è parsa gran cosa. Ancor più deluso sono rimasto dalla biondissima  Lushkova, la vincitrice di Salsomaggiore, del cui incontro con la Adoncecchi ho seguito buona parte.

Viktoriya Lushkova - Foto Pierocamel

Viktoriya Lushkova – Foto Pierocamel

Ovvio che un giocatore va visto nell’arco di un torneo, se basta, e uno spezzone non fa testo. La dicevo e credevo tenace, ma c’è stato un momento in cui, incamerato il primo set agevolmente, Lushkova è andata in rottura prolungata, frignava di continuo, imprecava e intanto sbagliava anche l’elementare. La Adoncecchi è salita a due a uno e con palle del tre a uno; ha quindi rimesso in piedi il match per una ventina di minuti, poi è fatalmente calata e ha alzato bandiera bianca. Chissà come ha fatto la Lushkova a battere la Ferro a Salsomaggiore, se ha davvero giocato così. Ma la Adoncecchi!

Irene Adoncecchi - Foto Pierocamel

Irene Adoncecchi – Foto Pierocamel

Vedasi quello che scrivevo da Firenze. Sembravano in campo mamma e figlia, con la nostra piccolina piccolina a remare sui colpi dell’avversaria. Ignote le rotazioni, gioca solo di rimessa e contrattacco; solo che spesso accorcia e ammorbidisce, e viene trafitta. Sulla somiglianza con la Errani (una controfigura!) credo bisognerebbe ricordarsi di come era Sara a sedici anni, di fisico, aspetto e soprattutto di gioco.

Rush e Simpson hanno vinto in doppio contro Hofer e Torelli nel campo accanto. Ho approfittato anzitutto per conoscere Hofer, l’occhialuta Hofer, che sembra avere una piuma in mano anziché una racchetta, tanto accarezza morbidamente la palla. È giocatrice che colpisce senza troppo accucciarsi, molto alta di busto,  apparentemente troppo serafica, tanto che a volte ti dici che sarebbe meglio spingere e affondare.   Il doppio è un altro sport, d’accordo, ma le quotatissime Rush e Simpson, pur avendo ambedue un fisico notevole, nemmeno loro mi hanno impressionato.

Infine un omaggio come promesso agli amici svizzeri. Gabriele Moghini, anche lui visto da me per la prima volta, ha dato parecchio filo da torcere a Antonio Massara.

Gabriele Moghini - Foto Pierocamel

Gabriele Moghini – Foto Pierocamel

Ho lasciato il suo campo quando era sopra 5-4 nel primo e lo davo vincitore del set, anche perché Massara andava sempre più spesso fuori giri e non sfondava, e Moghini metteva anche dei vincenti. Poi Massara ha rimontato, ma anche nel secondo ha vinto sul filo di lana. Giocatore ancora esile ma elegante, Moghini, e soprattutto capace di notevole velocità di braccio. Insieme alla mamma e al babbo a bordo campo c’era Simone Colombo, che se non erro era della squadra di Davis che proprio qui perse contro la Svezia (epico match!) nel marzo di  un bel po’ di anni fa. Suo allenatore?

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2 comments

Nikolik 9 Maggio 2013 - 10:05

Salve professore,
Simone Colombo è il selezionatore e capitano della nostra nazionale under 16 ed è a Prato per questo motivo, l’allenatore di Moghini è Giacomo Paleni o, almeno, lo era fino a pochissimo tempo fa.

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francomarucci 9 Maggio 2013 - 12:02

Grazie della precisazione, Nikolik. Hai messo il coltello nella piaga: saprei dirti senza sbagliare con che racchette giocano molti dei nostri, ma non mi preoccupo di abbinarli agli allenatori, anche se ormai, frequentando i tornei da parecchio, li conosco quasi tutti di vista. Guardandoli poi ben bene in faccia alla fine scopro che, con qualche anno in più, sono di solito vecchie o non più giovani glorie del nostro sport. Ho messo quel punto interrogativo su Colombo solo perché stava a sedere vicino ai Moghini e mi sembrava tifasse per lo svizzero (cosa del tutto legittima!). L’allenatore di Massara (che non è più under 16) era cinque metri più a destra. Mi fai piacere quando intervieni, e mi correggi su tante cose che io non so, e tu evidentemente sai meglio di me!

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