Tutto come previsto (o quasi). Chiesa ha rivinto per il secondo anno consecutivo il doppio in coppia con Sorribes. Jana Fett deve aver “scartato” Deborah quest’anno (insieme hanno vinto l’anno scorso) assicurandosi la Ferro come partner: ma due forti singolariste non fanno necessariamente un doppio; dal canto suo Chiesa ha messo a segno un colpaccio nell’accaparrarsi la richiestissima – immagino – Sorribes. Avendo marinato del tutto i doppi in questo torneo mi domando come abbiano fatto Chiesa e Sorribes a formare una coppia così vincente. Chiesa è una fondocampista e da quello cho ho visto nel match contro Brescia a rete è tuttora piuttosto incerta, per usare un eufemismo. Ma il doppio, soprattutto femminile, si può anche giocare da fondo, e si possono riscuotere miniere di punti con il pallonetto e il gioco di rimessa. Donati-Baldi hanno pure loro fatto il …punto, anzi il secondo punto, della bandiera, aggiudicandosi il doppio maschile. Quanto alle finali del singolo, oggi Sara Sorribes ha stritolato (6/2 6/0) la slovacca come preventivato. Ha rischiato grosso l’organizzazione del torneo a dare una wc alle quali e non al main draw a questa giocatrice, che poteva magari incappare in una giornata no. Cammino dunque trionfale di Sorribes che ha inflitto punteggi severi, da giocatrice di altra categoria, a tutte le altre. Nel maschile partita di finale “francamente modesta”, come diceva anni fa il decano dei commentatori TV di tennis; se non inesistente. Geens, che davo favorito, si è dimenticato di scendere in campo, e anche mezzo Geens avrebbe fatto partita tirata con il lunghissimo pivot russo Kachanov. Sotto un sole per la prima volta tiepido c’era un folto pubblico sulle tribune, e tv locali e grande apparato scenico prima e dopo; ma molto rumore per nulla, il match è finito dopo appena un’ora di gioco.
Maltempo padrone. Frequentatore di questo torneo da decenni non ricordo un’edizione così vessata, flagellata dalla pioggia. Ma un torneo che si gioca quasi sempre agli ultimi di marzo deve mettere in conto che questo mese è statisticamente il più piovoso dell’anno; poi certo ti capita il colpo di fortuna e arriva una settimana tutta di sole e di bel tempo. Il torneo è stato quasi tutti i giorni terremotato e lo svolgimento irregolare. Credo che il CT Firenze, cui sta a cuore questo torneo pasquale (e chi vorrebbe perderlo?), dovrebbe dotarsi di almeno due campi in duro (magari l’8 e il 9) che potrebbero ovviare almeno in parte al problema dei campi inagibili per pioggia, perché si asciugano quasi subito, mentre quelli in terra richiedono come minimo tre ore per tornare praticabili dopo un acquazzone. In tal modo si prenderebbero due piccioni con una fava, perché un circolo tennis che è in Toscana un punto storico di riferimento anche per il vivaio di tennisti che esprime deve adeguarsi al famoso “progetto campi veloci”. Mettere le coperture è ovviamente escluso e proibito, perché deturperebbe il colpo d’occhio di una delle zone più belle e rinomate di Firenze (il parco delle Cascine, una specie di Hyde Park), sebbene tuttora un po’ degradata.
Le invasioni barbariche. Guardando ai quattro o sei tabelloni si nota un dato macroscopico: la presenza in massa di giocatori dell’est, il polmone tradizionale di questo torneo (croati, cechi, slovacchi, ucraini, bielorussi), e soprattuto il quantitativo eccezionale di romeni e ungheresi. Non li ho contati ma bastava un’occhiata panoramica. Come si sa si tratta di due scuole gloriose che trenta-quarant’anni fa erano sulla cresta dell’onda, e hanno fatto come si dice la storia del tennis (Nastase, Tiriac, Ruzici, e Gulyás e Taróczy ecc.), ma sono poi state in lieve ribasso fino a poco fa e si stanno ora riprendendo. Con questo investimento massiccio nel tennis la Romania femminile ha ormai varie giocatrici giovani in posizioni alte del WTA (Cirstea, Begu, Halep, Niculescu) e prima o poi qualcuna di loro sfonda. Idem l’Ungheria post Temesvári e post Szávay, con Tímea Babos che ha solo 21 anni e l’anno scorso ha anche battuto Sara Errani.
Rilievi tecnici. Cosa ha espresso questo torneo in termini di gioco giocato? Ovviamente non molto di nuovo. È luogo comune dire che ormai a tennis giocano tutti e tutte uguale e in fotocopia. Sono sincero, non ho visto magie o cose sensazionali da nessuno, solo alcuni casi di onesta solidità, e per i maschi di strapotere fisico. Anzitutto in questo torneo mi pare di aver contato un tre mancini soltanto fra i maschi (due sono nostri) ma nessuna mancina fra le femmine. Possibile? Mi pareva che i mancini fossero in rialzo. Non mi risulta che nemmeno noi italiani ne abbiamo molti in ATP, e nemmeno mancine in WTA, ma qualcuno-a ce ne sarà. Chessari e Mosciatti eccezioni. In secondo luogo non ho visto, salvo Chessari, rovesci a una mano. Quando pioveva e giocavano per scherzo sul campo in tappeto verde ho visto però Pairone provare con Lombardo il rovescio a una mano, e le veniva anche bene!
Colori azzurri. Statisticamente il bilancio 2013 è un po’ peggiore di quello del 2012, quando mettemmo in finale Donati, pur avendo ugualmente una semifinalista al femminile. Non avevamo quest’anno al maschile il pezzo più pregiato del vivaio, e Baldi rimane un grande giocatore nonostante il passo falso; e a parte tutto si dice che al maschile stiamo molto bene come promesse e rincalzi per un domani. C’è stata invece una battuta d’arresto, e i vari Pellegrino e Moroni, in cui tanto speravamo, non sono ancora competitivi. Anche altri 1996 promettenti hanno perso piuttosto nettamente, let alone i 1997. Ha deluso per esempio Massara, ormai diciottenne. Ma non ha sfigurato Rizzuti, tutt’altro. E Capecchi e Stefanini non hanno demeritato. Possono entrambi diventare buoni giocatori ATP dopodomani, benché non abbiano un gioco esattamente spumeggiante e devastante. Più su non ce li vedo, penalizzati come sono un po’ dal fisico. Va rilevato che Stefanini poteva fare molta più strada, essendo incappato quasi subito in Kachanov, col quale ha comunque fatto più giochi di Tatomir e di Biro (e anche di Geens!). Nel femminile, come ripetuto sino alla noia, non abbiamo la campionessa annunciata e ormai consacrata, e purtroppo dietro non si muove quasi foglia, e non vedo nelle annate 1997 o 1998 chi possa veramente raggiungere i quartieri alti. Forse le vere promesse italiane erano assenti? Mancava qui nei tabelloni del singolo Costanza Pera, molto reclamizzata, e non si capisce perché abbia potuto giocare il doppio (perdendo subito) senza che le fosse offerta una wc per il singolo, magari nelle quali. Che politica tennistica è questa? Ma che avrebbe poi fatto? Abbiamo, tra le illustri assenti, anche Zerulo, 1998, ma è, pare, un po’ sfiorita crescendo. Mai vista Ginocchio che fa partita tirata con Tatiana Pieri e quindi potrebbe essere ormai lanciata nei tornei under 18. Sì, mi sono già espresso su Tatiana Pieri, classe 1999, protagonista di un ottimo match perso all’ultima palla con una medioforte romena del 97. Ma attenzione: deve ingranare una immediata crescita fisico-tecnica (la mentalità c’è già), perché noi italiani nel crescere viaggiamo solo in seconda marcia, mentre gli altri viaggiano in quinta, e quelle che oggi batte la Pieri tra un anno saranno ben altre giocatrici. Nel 2014 il 1999 potrà già essere la classe della vincitrice del torneo fiorentino. Chi ha fatto il torneo migliore fra le nostre, viste le possibilità di partenza, è Beatrice Torelli: ha impegnato la Fett, semifinalista, rosicchiandole più giochi di Chiesa, e quasi lo stesso numero di Galfi. Sulle sue potenzialità, e i notevoli margini di miglioramento, mi sono già espresso. Deve solo coordinarsi meglio in tutti i colpi basilari, cercare il tempo giusto e giocare più profondo. Per il resto meglio Paolini di Gariglio (preoccupante battuta di arresto), e Simonelli da maturare.
Stelline. Limitandomi al femminile ho visto due giocatrici giovanissime, 1998, stagliarsi su tutte, e far balenare che possano diventare buone o ottime giocatrici man mano. Sono la romena Cristian e la ungherese Galfi. La prima ha talento da vendere, ma per ora non eccessiva potenza, e un servizio solo molto aggraziato; mobile, ogni tanto alza, ma è una palla su cui poche sanno chiudere; dalla difesa passa bene al contrattacco. Si è fatta lo scalpo della Marchetti in quali. Come ogni romena sa il fatto suo, non si fa rubare una palla e conosce le arti e i trucchi del mestiere (chiagne e fotte, dicono a Napoli). Meglio ancora gioca la graziosissima biondina Dalma Galfi, che tira tutti i colpi anticipatissimi e superspinti, dalla prima alla seconda di servizio, al diritto e al rovescio, e con il tergicristallo mette piano piano all’angolo l’avversaria. Ha quasi vinto con la semifinalista Fett in uno dei match più belli e più tirati di tutto il torneo che io abbia visto.
Arrivederci a Prato. Questo è il mio ultimo servizio su Firenze. Grazie a tutti quelli che mi hanno letto e inviato commenti. Do l’appuntamento al torneo di Prato, che scatterà il prossimo 7 di maggio. Ma mentre alle Cascine posso arrivare anche in bicicletta da casa mia, Prato vi dista un quaranta minuti di auto. Scriverò dei resoconti, certo, ma forse un po’ più saltuari di questi sul 38th City of Florence.
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