Intervengo con un “dintorno” sulla esibizione di ieri, reclamizzatissima, tra le sorelle Williams e le nostre Schiavone e Pennetta. Questo evento è stato troppo strombazzato rispetto al suo valore, soltanto mediatico; e ha suscitato un entusiasmo del tutto inappropriato. Non che io voglia fare il bastian contrario, o forse lo sono un po’: ma avvenimenti del genere mi lasciano del tutto freddo. Faccio appunto il paragone con le esibizioni ormai lontane dei tre tenori… sdentati, Pavarotti, Carreras e Domingo, il che appunto non era vera opera lirica e vero canto. Ora, è innegabile che questo dicembrino è un tempo morto del tennis e non si sa come occuparlo, e come distogliere gli aficionados dal guardare il volley o dal ricadere sul calcio ancora di più a corpo morto. Ricordo che decenni fa si ricorreva a questo stratagemma, e, come oggi, per rimpinguare le casse e intascare i diritti TV. Una volta corse voce che Barazzutti, in una esibizione forse a Napoli, avesse chiesto a Vilas di farlo vincere o comunque di non infierire, ma l’ingordo cannibale argentino giocò un match vero, ce la mise tutta, e strapazzò Corrado, il quale gli tenne il muso per un po’. Insomma voglio dire che queste partite vengono giocate, e viste dal pubblico, con quella che si chiama la suspension of disbelief : si sa che non sono vere anche se non lo si dice, e anche chi le gioca, gioca fingendo che lo siano. Non so voi, ma io delle partite che hanno già un risultato scontato, acquisito e conosciuto non so cosa farmene. Vedere anche integralmente alla TV i grandi match storici non mi appassiona: non sono come un quadro di Tiziano e Raffaello che ogni volta che lo guardi scopri aspetti nuovi e provi sensazioni ancora più forti; al contrario li si possono guardare, quei match, per documentazione, non per autentico piacere estetico. La velocità di palla aumenta nel tennis di 5 chilometri ogni anno, e insieme ad essa la varietà delle soluzioni di gioco, anche grazie all’evoluzione dei materiali. A me prende un abbiocco quando vedo alla TV McEnroe contro Borg o Navratilova contro Evert. Quando poi Supertennis trasmette Laver contro Rosewall me ne bastano pochi minuti: tra un colpo e l’altro Laver sembra dire all’avversario: beh ok, aspettami un minuto, vado e torno.
Era già scritto allora che, per tacito accordo di cortesia, vincessero le italiane? Concretamente, ho visto solo il tiebreak tra Serena e la Schiavone: il cui paradosso è che la Schiavone faceva quasi tutti i punti con il servizio, e pure la Serena, il che è meno paradossale. Sennonché Serena, se poi reggeva lo scambio, faceva invariabilmente punto se poteva colpire e schiaffeggiare da ferma, ma perdeva campo e punto se veniva fatta muovere. Insomma non era minimamente allenata e competitiva, e lo si vedeva dai suoi prosciutti ancora più pingui e da quei suoi seni aguzzi e sempre troppo prospicienti. Mentre tutto questo accadeva la nostra migliore promessa, la Burnett, che tutti diciamo da tempo sta per esplodere ad alti livelli, prendeva una bella batosta da una ignota svizzera a un torneo da 25.000 dollari non so dove: magari questo è un dato su cui dovremo invece riflettere.